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Commento
di Roberto
Era il lontano 1972 quando, non ancora ventenne, acquistai
il vinile DNA dei JUMBO.
Un bel disco, lo giudicai ai tempi, con sonorità
affascinanti, ed una voce, quella del cantante ALVARO
FELLA, molto particolare.
Poi il disco andò perduto nel tourbillon dei
prestati e mai restituiti.
( Argomento per un forum : se io presto un disco e non
mi viene reso, dall’altra parte ci sarà
pure chi si trova un disco in più, quindi il
saldo va sempre a zero…. allora qualcuno sa dirmi
perché il saldo di cui sopra è sempre
negativo ??? ) .
Divagazioni a parte, torniamo ad oggi, quando il disco,
questa volta sotto forma di CD, è tornato a fare
bella mostra nella mia discoteca.
Non lo ascoltavo da anni, ma il fascino delle sonorità,
assolutamente PROG, specie nella lunga suite
che occupa il 50% dell’intero lavoro, è
rimasto intatto, anzi direi che è cresciuto.
Quella voce che tanto mi aveva colpito ai tempi, forse
oggi la trovo un poco “forzata e costruita”
ma ben si inserisce nel contesto del disco.
Due parole di presentazione sui JUMBO.
Gruppo nato nei primi anni ’70, ed ancora oggi
attivo, almeno in concerto, deve il nome al cantante/leader
ALVARO FELLA, soprannominato JUMBO per le sue ragguardevoli
dimensioni fisiche. “una sorta di FRANCESCO DI
GIACOMO cattivo ed incazzato” come si legge nelle
note di copertina del CD.
Tornando ai contenuti musicali, la già citata
SUITE PER IL SIG. K inizia con un pacato pianoforte,
seguito da un bellissimo flauto, con un deciso cambio
di registro quando entra una devastante chitarra elettrica
ad annunciare l’incazzosa voce di ALVARO FELLA.
Specie in questa prima parte ho avuto a tratti la sensazione
del “già sentito” o forse sono altre
situazioni musicali che hanno fatto proprie le sonorità
dei JUMBO.
La traccia numero due, “LA CASA DI MISS RAND”
è una sorta di divertissement dal testo un poco
lugubre, direi da romanzo gotico.
Più che PROG, qui siamo di fronte ad un BLUES,
con l’ armonica in bellissima evidenza, per un
brano che poi ti continua a ronzare nella testa e non
puoi fare a meno di canticchiare tutto il giorno.
Molto amara la successiva “E’ BRUTTO SENTIRSI
VECCHI” un titolo che dice già tutto…
Piano e flauto la fanno da padroni, accompagnati da
una stupenda chitarra acustica che ci porta alla fine
del pezzo.
Chiude il disco “HAI VISTO” ed anche qui
siamo di fronte ad un testo che certo non aiuta a tenere
su il morale…
“Hai visto le stelle bruciare”
“Hai visto il fuoco bruciare la tua casa”
“Hai visto i cani sbranare i tuoi figli”
“Hai visto il mondo strisciare sullo sterco”
“Hai visto la luce gridare condanna”
“Hai visto le acque portarsi via tua madre”
“Hai visto……più niente”
E qui, musicalmente, è quasi JAZZ, specie nella
parte introduttiva.
Terminati i quaranta minuti di ascolto ( c’è il PROG, il BLUES, IL JAZZ, che volete di più….) la voglia di bis ti porta a premere di nuovo il tasto PLAY, che, per un genere a volte “ostico” come il PROGRESSIVE, non è poco…..
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