Disco che segna il
completo abbandono di Hackett del prog: le tracce associabili
al genere sono sporadiche anche se le poche apparizioni
presenti risultano basate su idee valide e sviluppate
in maniera buona. Abbiamo inoltre che le citazioni mistiche
e di natura trascendentale che hanno fatto la storia
dei precedenti due lavori trovano qui poco spazio (ad
esempio la parte centrale de "The virgin and the
gipsy" e "Lost time in Cordoba") mentre
troneggiano degli ottimi spunti nettamente rock (la
seconda parte di "Every Day" e "Spectral
Mornings").
L'essere leggermente
sofferente su alcuni fronti, evidenzia anche alcune
carenze in tema di binario scelto: sono presenti delle
scelte veramente discutibili e che non riesco ad identificare
bene nell'impasto come "The ballad of the decomposing
man", brano fuori qualsiasi contesto.
Concludendo, il terzo
atto solista di Hackett comincia a mostrare qualche
crepa nei tessuti e soprattutto nelle idee di base.
Contrariamente a quasi tutti i suoi contemporanei però,
Hackett riuscirà a rialzare la testa e a riproporre
materiale valido (in puro ambito rock) negli anni '80;
penso, ad esempio, a "Highly Strung" dell'85.
Disco comunque più
che dignitoso. |