Home
Reviews
Concerti
News
Best
Collaborazioni
AndYouAndI
Newsletter
Link
Extras
FAQ
About

 
 
   
 
 
 
 
   
 
 

 

TRAFFIC

 
 
 
   John Barleycorn Must Die (70)  
     
 

Commento di Luca Martini
Signore e signori, chapeau! Siamo al cospetto di un capolavoro assoluto, di uno dei più grandi dischi della storia del rock progressive e del rock in generale. Stiamo parlando di "John Barleycorn Must Die" dei Traffic, grande gruppo inglese, meno noto dei colleghi Genesis e Jethro Tull, ma altrettanto superbo, capitanato dal genio cantante e polistrumentista Steve Winwood.
 
L'attacco del disco è davvero folgorante: "Glad", intatti, è un pezzo interamente strumentale di quasi sette minuti, nel quale il pianoforte dà il la, segnando una semplice e frizzante linea pianistica, ed invitando ad uno ad uno tutti gli altri strumenti ad unirsi, mentre gli stessi vanno a doppiare, a dialogare o ad incalzare lo strumento solista.
 
In "Freedom Rider", oltre alla possente e nera voce di Winwood, la parte da padrone la fa il meraviglioso flauto (con echi di Jethro Tull) ed il sassofono, entrambi suonati da Chris Wood: gli strumenti sono amalgamati in maniera perfetta, e supportati da una ritmica incalzante e mai banale.
 
Tra modernità, sperimentazione, prove musicali ardite e tempi precorsi (basti sentire la terza canzone del disco, “Empty Pages” per capirne l’attualità e la modernità) si giunge a quella che probabilmente è la vetta assoluta del lavoro, e che dà, in parte, il titolo all’album: "John Barleycorn". La voce di Winwood esplode in tutta la sua grazia, suggestione e grandezza (si apprezzi il lavoro di controcanto fatto nella seconda parte del brano, memore di certe tecniche vocalii di Simon e Garfunkel). Il brano ricorda molto nelle atmosfere i migliori Jethro Tull (si pensi a "Thick as a brick") e ai Genesis (si pensi a "Selling england by the pound"). A parere di chi scrive, questo è uno dei più suggestivi e magnetici pezzi mai scritti, facendo rivivere meravigliose atmosfere folk inglesi e tradizioni canore ancestrali, tra ipnotici assolo di flauto e ossessiva ripetizione di temi vocali. Una vera delizia.
 
Chiudono il disco un originale e splendido blues "Every Mother's Son", e la toccante e romantica ballata "Sittin' Here Thinkin' Of My Love", brano di genere diverso rispetto ai precedenti, più dolce e rassicurante, ma sempre piacevole, che permette a Winwood di confermare (se mai ve ne fosse bisogno) la sua grande abilità canora. Al termine, una "Backstage & Introduction" in cui si avvertono soltanto rumori di sottofondo di porte che si aprono e si chiudono, e uno strano dialogo rotto da battiti di mani.
 
Nella ristampa su cd, due bonus tracks live: "Who knows what tomorrow may bring" e "Glad", inutile dirlo, sempre all’altezza del resto del lavoro. Una pietra miliare da possedere.

 

 Track list:

  1. Glad
  2. Freedom Rider
  3. Empty Pages
  4. I Just Want You to Know
  5. Stranger to Himself
  6. John Barleycorn
  7. Every Mothers Son
  8. Sittin' Here Thinkin' of My Love

 

TOP 


   Formazione:  
     
 
  • Jim Capaldi: drums, percussion, vocals, tambourine
  • Steve Winwood: organ, piano, vocals, percussion, bass guitar, electric piano, acoustic guitar
  • Chris Wood: sax, flute, electric sax, percussion, organ
  • Dave Mason: guitar

 
 
 
   Sito Ufficiale:  
  www.???.???  

   Guestbook -- Entra  
     
   Forum -- Entra --  
 

 

 
 
Manlio Progressive Reviews