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Commento di Luca Martini
Il gruppo milanese degli Stormy Six rappresentano un fenomeno forse unico nel panorama della musica rock progressive e più in generale in quella rock italiana. Gruppo folle, preparatissimo, innovativo, pungente, politico e di sinistra, che ha messo in scena una musica che possiamo definire rock prog, folk, strumentale e impegnata. Nato all’interno del movimento studentesco sessantottino, ha interpretato i pensieri rivoluzionari e contestatori di una intera generazione di persone.
“Un biglietto del tram” è una specie di manifesto della loro altissima poetica musicale. Diciamolo subito, è un disco comunista e politico, quintessenza della grandezza musicale del gruppo. Detto questo, si tratta di un disco ancora molto fresco ed emozionante, complesso, con partiture e ritmiche difficili e indiavolate. La famosissima “Stalingrado” apre il disco: è un affresco di storia toccante, issato ad inno politico di una intera generazione (che ha perso? Gaber la pensava così….), mentre “La fabbrica” racconta degli scontri politici connessi agli scioperi degli operai. Il disco poi prosegue, dipanandosi attraverso canzoni che raccontano la lotta di liberazione dalla barbarie nazifascista in chiave spesso ironica (si ascolti “Arrivano gli americani”), per poi toccare corde più melodiche e commoventi (la struggente “8 settembre”).
Quello che colpisce è la qualità musicale, sempre originale e mai scontata, interamente acustica, con strumenti atipici a tratteggiare melodie toccanti (tra gli altri, mandolino, violino e balalaica).
Un disco d’epoca, che ha trent’anni ma non li dimostra, da conoscere ed ascoltare, se non altro come manifesto di un’epoca non poi così lontana. Da non perdere.
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