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Come primo disco del gruppo Reale Accademia di Musica, questo lavoro merita sicuramente una certa attenzione anche se,
azzardando una citazione letteraria,
il risultato finale può essere paragonato al famoso scritto "Lo strano caso
del dottor Jekyll e del signor Hyde" di Stevenson
in quanto manca una chiara direzione di produzione. E' infatti possibile dividere
sommariamente questo lavoro in due parti già dopo pochi ascolti: una parte soft,
quasi cantautorale, mai distorta e tirata, e, onestamente, a volte anche leggermente banale ("Favola" e "Ognuno sa")
e una parte veramente interessante e di grande impatto, sia emotivo che strumentale.
Da citare quindi "Il mattino" con un potentissimo intermezzo strumentale dopo un lungo
preambolo accompagnato dal pianoforte e qualche spruzzata di chitarra acustica, e la finale "Vertigine",
sfilata con Hammond a comando di ogni passaggio.
Leggermente inferiore ma comunque buona è anche
la malinconica e triste "Padre", con ottimi inserimenti di chitarra.
Una impressione tutta mia: in "Lavoro in città" dopo il verso '...e se tu lo vorrai sarà,...,
solo se tu lo vuoi' parte uno stacco in un puro stile Floydiano degno di Echoes,
e ancora, alcuni organi nella parte soft di "Vertigine" ricordano
stilisticamente la parte live di Ummagamma di "Set the Controls for the Heart of the Sun" e "Careful With That Axe, Eugene".
Tutti i brani sono di Sponzilli e De Luca: aggiungo un'impressione sui testi rischiando magari la fesseria (nessuno ne abbia a male...):
li ho trovati, come dire, molto Mogolliani.
Concludendo: un disco valido grazie soprattutto alla grande abilità e tecnica di
Henryk Topel Cabanes e Federico Troiani; forse poteva essere migliore con
qualche scelta differente in fase di scrittura in quanto esiste un marcata differenza
tra canzoni di lunga e corta durata...comunque... |
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