Chi cerca un seguito
all'acustico esordio rimarrà fortemente deluso in quanto
questo secondo Gudrun si basa fondamentalmente sulla
ricerca e sulla sperimentazione, lasciando forse un
piccolo rimembro e richiamo al precedente stile nel
clavicembalo d'apertura.
Moog, pianoforti ed
effetti vari solo sostanzialmente gli ingredienti fondamentali,
conditi con la grandiosa voce del soprano Jacqueline
Darby, nuovo acquisto del gruppo, mentre della formazione
del precedente disco manca Vincenzo Caporaletti. Musicalmente
da segnalare la lunga "Gudrun", "Giovane madre" e "Sonde
in profondità", e le ottime presenze di pianoforte in
"Dietro il silenzio" e "Morella".
L'inizio di "Plasir
d'amour" ricorda lo stile Clickkiano di Battiato
con una doppia voce recitante parole acquose
e la tabellina dell'uno. Originale lo scatto fotografico
tra le varie canzoni a segnalare il distacco tra le
varie diapositive musicali.
Onestamente lo ritengo
un bel disco anche se necessita del tempo per essere
ben digerito. Di certo non si può etichettare Progressive
se non nell'intento, per altro perfettamente riuscito,
di una ricerca progressiva e per il progresso (in senso
stretto) delle atmosfere create, forse più ostiche
rispetto al precedente lavoro ma molto più mature e
compatte. Copiando pari pari le parole di Arturo Stalteri:
"Gudrun" è un album dalle tinte forti ... se "Pierrot
Lunaire" rappresenta il SOGNO, "Gudrun" è la REALTA'!
Per chi ama schemi liberi e atmosfere sperimentali. |