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PICCHIO DAL POZZO

 
 
 
   Picchio dal Pozzo (76)  
     
 

Primo disco di questo gruppo genovese che avrà vita relativamente breve.
Il sound di questo primo lavoro è un misto tra jazz e progressive (alla lavorazione partecipano alcuni ospiti illustri tra i quali Vittorio De Scalzi dei New Trolls, Leonardo Lagorio e Ciro Perrino dei Celeste), nettamente schierato dalla parte della ricerca, con un taglio leggermente goliardico e di presa in giro di un certo tipo di musica colta, con rimandi facilmente riconducibili a dei maestri del genere quali i Gong. Altro gruppo di culto dei Picchio Dal Pozzo sono sicuramente i Soft Machine, al cui leader viene dedicato l'intero lavoro, nella inverosimile italianizzazione di Roberto Viatti ossia Robert Wyatt.
 
Dopo l'introduzione ("Merta") mista tra chitarre acustiche, moog e carillon, parte "Cocomelastico" che delinea subito la linea stilistica del lavoro, si potrebbe dire quasi a metà strada tra Dedalus e Perigeo. Arriva subito lo stacco goliardico che contrappone un Fender Rhodes su ritmo marcatemente (soft)jazz a gargarismi e solfeggi de (se la memoria d'infanzia non m'inganna…) "Quante belle figlie ha Madama DoRè". "Seppia" è la canzone più lunga del disco ed è divisa in tre parti: "Sottotitolo" presenta un intreccio misto tra Tangerine Dream e Goblin (forse un po' anche precursore e oserei Jean-Michel Jarre); "Frescofresco" è basata su rumori ed effetti marcatamente Gongiani ed imprevedibili stacchi di xilofoni, anche se il risultato finale ricorda forse un po' troppo "Master Builder" di You; il canto del gallo introduce la parte più sperimentale e riuscita del disco, "Rusf" seguita da "Napier" (la mia preferita dell' LP). Da segnalare inoltre "La floricultura di Tschincinnata", la traccia più vicina ai Perigeo insieme a "La Bolla", con un interessantissimo inseguimento vocale e un bellissimo passaggio altamente entropico nella seconda parte, con multiple sovraincisioni di tutti gli strumenti, batteria inclusa.
Il disco si chiude con "Off", il momento più sinfonico, che presenta una deliziosa linea di pianoforte arricchita da pregevoli abbellimenti di flauto. Il gruppo per rimanere forzatamente nell'ambito della ricerca ha fatto una scelta abbastanza discutibile: una linea compositiva di tale bellezza meritava, secondo me, un testo invece del continuato e agonizzante UA UA UA.Il risultato è comunque buono.
 
Oltre a questo primo omonimo "Picchio dal pozzo", il gruppo presenterà nel 1980 "Abbiamo tutti i suoi problemi" e successivamente sparirà dalla scena, lasciando solamente alcune toccate solistiche a qualche componente come Aldo De Scalzi.
 
Concludendo, il segreto della riuscita del disco sono le buone idee di base e di sviluppo, e la mancanza di eccessivi effetti speciali.
Vista la chiara e marcata matrice sperimentale, lo consiglio sia agli amanti del genere sia a chi vuole sconfinare da altri lidi e muovere qui i primi passi, come, ad esempio, agli amanti del progressive sinfonico.
 
Consigliato.

 

 Track list:

  1. Merta
  2. Cocomelastico
  3. Seppia
  4. Bofonchia
  5. Napier
  6. La floricoltura di Tschincinnata
  7. La Bolla
  8. Off

 

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   Formazione:  
     
 
  • Andrea Beccari: Basso/Corno/Percussioni/Voce
  • Aldo De Scalzi: Tastiere/Percussioni/Voce
  • Paolo Griguolo: Chitarra/Percussioni/Voce
  • Giorgio Karaghiosoff: Fiati/Percussioni/Voce

 
 
 
   Sito Ufficiale:  
  picchiodalpozzo.com  

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