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Azimut
(72) |
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Commento
di Luca Martini I Perigeo rappresentano
a tutt'oggi uno dei più limpidi, geniali e riusciti
tentativi di mescolare musica jazz, classica e rock
progressive. Il progetto musicale, capitanato dal bassista
Giovanni Tommaso, prende forma all'inizio degli anni
'70.
La fama del gruppo,
supera i confini nazionali: il loro ultimo album ufficiale,
ovvero "Non è poi così lontano",
viene stampato e distribuito anche negli Stati Uniti:
il successo del gruppo è tale che lo stesso viene
richiesto come gruppo supporter durante le tournèe
dei Weather Report, riscuotendo ottimi apprezzamenti
di critica da parte della stampa specializzata americana.
Il Perigeo si sciolse nell'agosto 1976, dopo il concerto
d'addio tenuto a Pescara.
"Azimut" rappresenta il folgorante
disco di esordio del gruppo, realizzato a Roma nel 1972
per la RCA: si tratta di un disco inciso prettamente
in stile jazz-rock, con le sonorità del piano
fender in netta evidenza, con virtuosistici assoli di
chitarra (di Tony Sidney) e con il sassofono di matrice
jazz (di Claudio Fasoli) che si rincorrono, retti da
una ritmica incalzante e precisa, marcata dal grande
contrabbasso di Giovanni Tommaso e dalla incredibile
batteria di Bruno Biriaco.
Inizio strepitoso, all'insegna della atmosfera misteriosa
e onirica, cadenzata dalla ossessionante e ipnotica
nenia tratteggiata dal superbo pianoforte di Franco
d'Andrea, che duetta in maniera quasi mistica con una
sorta di litania cantata da Giovanni Tommaso (Posto
di non so dove), che dopo pochi minuti lascia il posto
ad un incalzante sviluppo pianistico e di basso.
Segue un grande crescendo ritmico e strumentale rappresentato
dal brano "Grandangolo", che per quasi nove
minuti trascina l'ascoltatore fino ad un finale debordante
e atonale.
Dopo l'intermezzo strumentale di grande atmosfera rappresentato
dal brano "Aspettando il nuovo giorno", il
disco ci offre un altro grande brano, che dà
il titolo all'intero lavoro, dal sapore vagamente classicheggiante,
con il contrabbasso di Tommaso in netta evidenza, e
la chitarra di Sidney asciutta e precisa.
Dopo la veloce e incisiva "Un respiro", disegnata
dal canto sempre ipnotico di Giovanni Tommaso, il disco
si chiude con il brano "36° parallelo",
sostenuto un sassofono dallo straordinario lirismo jazzistico
e da una ritmica davvero infuocata e infernale, in cui
la batteria di Biriaco, con un assolo lungo e complesso,
fa capire all'ascoltatore la pasta di cui è fatto,
per concludere poi il disco con una discesa improvvisa
nel baratro musicale della confusione atonale.
Un grande, grandissimo
disco, che ha forse l'unico limite di essere lievemente
troppo monocorde: insomma, appena un passo sotto il
capolavoro, ma, in ogni caso, un disco da sentire e
risentire, ogni volta che ci si dimentica a che livelli
musicali si era arrivati a suonare in certi anni in
Italia.
Parole, musica ed arrangiamenti di Giovanni Tommaso.
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Track list:
- Posto di non so dove
- Grandangolo
- Aspettando il nuovo Giorno
- Azimut
- Un respiro
- 36° Parallelo
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Abbiamo Tutti un Blues da Piangere (73) |
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Molte sono le cose
che colpiscono di questo disco ma due sono lampanti
già ad un primo ascolto: la preparazione tecnica dei
componenti, mai sopra le righe e sempre ben amalgamati,
ed i molti spazi, sparsi tra le varie composizioni,
dedicati all'improvvisazione. Il disco ha un'impronta
nettamente rock anche se non mancano alcuni accenti
jazzati con apice massimo in "Vento, pioggia e sole".
Unica canzone cantata è la prima "Non c'è tempo da perdere"
con prima parte che mette in contrapposizione una batteria
assillante ad un pianoforte ben improntato mentre nella
seconda un lungo lavoro di chitarra e Fender Rhodes,
strumento ampiamente e magistralmente usato in tutto
il disco. Pazzoide incrocio di pianoforte e violino
in ingresso a "Déja Vu" a cui fa seguito una bella melodia
di sax sottolineata da un esile ma valido arpeggio di
chitarra acustica. A "Rituale", buon tema e momento
di assolo, segue "Abbiamo tutti un blues da piangere"
con un inizio acustico che porta la mente ad atmosfere
del Morricone della cosiddetta trilogia del dollaro,
con interventi di Rhodes e batteria in stile "Echoes"
dei Pink Floyd.
Buone anche "Country" e "Nadir" sempre condite da Rhodes
e ottimi interventi di sax e chitarra elettrica.
Senza dubbio un disco
valido anche se magari consigliato agli amanti di atmosfere
tipicamente strumentali, di assolo ed improvvisazione.
Chi cerca ritornelli orecchiabili e cantabili ha sbagliato
indirizzo. |
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Track list:
- Non c'è tempo da perdere
- Déjà vu
- Rituale
- Abbiamo tutti un blues da piangere
- Country
- Nadir
- Vento, pioggia e sole
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Genealogia
(74) |
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Commento
di Luca Martini
Terzo disco del Perigeo, "Genealogia", pur essendo un
ottimo album, forse rappresenta, da un punto di vista
musicale strettamente qualitativo, un leggero passo
indietro: le melodie jazz e raffinate realizzate nell'album
precedente, lasciano spazio a suoni più semplici ed
orecchiabili; le complesse partiture e le infuocate
improvvisazioni di "Abbiamo tutti un blues da piangere"
si tramutano in brani in cui il sintetizzatore prende
maggiore spazio, e i temi si fanno meno ingarbugliati
e contorti. Siamo nel 1974, ed il gruppo è ormai un
punto di riferimento saldo della musica jazz-rock italiana
e non solo.
Oltre ai componenti
storici del gruppo, troviamo in aggiunta, alle percussioni
in "Polaris" e alla batteria conga in "Via
Beato Angelico", il grande percussionista brasiliano
Mandrake.
Il titolo, "Genealogia",
vuole sottolineare il background personale che si riflette
sul fatto musicale e compositivo, con un recupero cauto
e discreto (e comunque immerso nella realtà contemporanea)
di echi e tradizioni vissute in prima persona. In effetti,
in tutto il disco si ritrovano riferimenti ai luoghi
di origine o di vita degli artisti (le montagne e la
vecchia Vienna di D'Andrea; la Torre del Lago e la via
Beato Angelico del toscano Tommaso, Fasoli riprende
i grandi spazi della sua laguna, ecc.). Significativo,
inoltre, che in copertina, sotto il titolo di ogni brano,
i componenti del gruppo abbiano voluto inserire una
frase di un celebre poeta o scrittore, che dovrebbe
compendiare il senso della canzone presentata (ne cito
una per tutte, secondo me la più bella, che si
trova a margine del titolo "Grandi Spazi",
ed attribuita a Bertold Brecht: "Fra le cose sicure,
la più sicura è il dubbio").
La perla del disco è
la splendida "Polaris", anche se una menzione
particolare merita il brano "Torre del Lago",
con echi che ricordano "After the rain" di
Coltrane (un pianoforte molto Tyneriano), in un brano
poco jazz senza struttura e senza tema.
Straordinario l'assolo
di Claudio Fasoli, che si incrocia con quello di Tony
Sidney nel brano "(in) vino veritas". Orecchiabile
e famosa, "Via Beato Angelico" potrebbe definirsi
la "hit" del disco. Da ascoltare anche con
attenzione "Old Vienna", altro autentico capolavoro
del disco.
Per concludere, cito
le parole di copertina di Franco Fayenz, che così
auspicava: "… i cinque componenti del Perigeo
hanno concretato un vero gruppo stabile, ben cementato
sotto il profilo ideologico e umano, che nel futuro
dovrebbe dare frutti sempre migliori."
Purtroppo, così
non fu.
Bellissima, infine,
la copertina realizzata da Ren Pearson .
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Track list:
- Genealogia
- Polaris
- Torre del lago
- Via beato angelico
- (In) vino veritas
- Monti pallidi
- Grandi spazi
- Old Vienna
- Sidney's call
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La
Valle Dei Tempi (75) |
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Dei dischi che possiedo
di questo gruppo questo è quello che ritengo maggiormente
spostato verso jazz e fusion. Disco molto buono, presenta
un suono sempre bello pieno grazie ai vari contorni
di sax e chitarre mentre le atmosfere sono sempre molto
dinamiche e nello stesso tempo anche tirate. Una piccola
curiosità: il pianoforte de "La Valle dei templi" è
in perfetto stile Simonetti.
Dato l'anno di uscita di questo disco non mi sento in
grado di commentare questo fatto se non come una possibile
influenza (per entrambi) da Mike
Olfield, visto anche il ritorno alla ribalta di
Tubular Bells come colonna sonora del film "L'esorcista".
Nella seconda parte della canzone ritrovo con piacere
lo strumentino strano presente anche in Easy Money dei
King Crimson
di cui ignoro il nome (...è sparso qua e là anche nel
resto del disco comunque).
Da sentire: "Tamale", "La Valle dei templi", "Cantilena"
e "Un cerchio giallo".
Sicuramente un buon
lavoro che testimonia la grande abilità dei componenti
anche in generi che per tradizione non sono propriamente
tra i più trattati e sviluppati nel nostro paese, o
almeno da parte dei nostri musicisti. |
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Track list:
- Tamale
- La valle dei templi
- Looping
- Mistero della firefly
- Pensieri
- Periplo
- Eucalyptus
- Alba di un mondo
- Cantilena
- 2000 e due notti
- Un cerchio giallo
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Non
è poi così lontano (76) |
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Commento
di Luca Martini
Disco che conclude la parentesi jazz-rock del Perigeo, "Non è poi così lontano" mette in evidenza le grandi doti musicali dei componenti il gruppo, tracciando una linea molto più melodica, sviluppando tematiche più leggere e commerciali, già tratteggiate con il precedente "La valle dei templi".
Disco di caratura senz'altro inferiore ai precedenti, contiene alcuni brani interessanti, tra cui "Fata Morgana", discreto successo commerciale dell'epoca (siamo nel 1976) e una perla, ovvero il secondo brano "Tarlumbana", ottimo esempio di fusion-jazz, con un grande Franco D'Andrea a disegnare arpeggi e assolo di grande levatura.
Segnalo, infine, il brano "New Vienna", contrapposto al precedente (e senz'altro migliore…) brano "Old Vienna" pubblicato nel disco "Genealogia", nel quale vengono inseriti brevi riff di valzer classici viennesi.
Si percepisce nel disco una grandissima qualità esecutiva, anche se siamo molto lontani dai capolavori. Un album non imperdibile ma, comunque, gradevole.
Questo disco fu inciso a Toronto, in Canada, ed uscì anche negli Stati Uniti con il titolo "It Is Not So Far Away".
Dopo questo disco, il Perigeo si sciolse, per poi tornare in sala di incisione nel 1980 con "Alice", nel 1981 con il "Q disc" e con "New Perigeo – Effetto Amore". Nel 1990 usciranno due interessanti dischi live, quello doppio "Live in Italy 1976" e il bel lavoro "Live at Montreux".
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Track list:
- Fata Morgana
- Tarlumbana
- Myosotis
- Take Off
- Acoustic Image
- Terra Rossa
- New Vienna
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Alice
(1980) |
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Commento
di Luca Martini
Originariamente un doppio album del gruppo che si ricostituisce nel 1980, assumendo il nome di “New Perigeo”. Niente a vedere con il gruppo precedente, ed il risultato è quello che è.
Il progetto originale, estremamente ambizioso, prevede un doppio concepì album ispirato alla vita di Lewis Carroll, l'autore del romanzo "Alice nel paese delle meraviglie", al quale partecipano ospiti importanti proveniente dai settori più disparati dello spettacolo, tra cui Lucio Dalla, Anna Oxa, Ivan Cattaneo, Rino Gaetano, Maria Monti, Lina Sastri. Il progetto è ambizioso, riuscito solo in parte e di natura decisamente commerciale.
Si salvano dal lavoro originario "Il quartiere" e "Festival". Per il resto il gruppo produce un buon pop.
La versione qui indicata è il “Q disc” estratto lo stesso anno per motivi commerciali.
Sostanzialmente inutile.
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Track list:
- Il quartiere
- Bella la città
- Festival
- Tea party
- Al bar dello sport
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Q
Concert (1981) |
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Commento
di Luca Martini
Il 1981 è l’anno della nascita dei “New Perigeo”, che riuniscono, sotto la guida di Giovanni Tommaso (che nel disco è anche la voce solista), un insieme di nuovi elementi provenienti dal mondo del jazz: Maurizio Giammarco al sax tenore-alto-soprano, flauto e coro, Carlo Pennisi alla chitarra elettrica, acustica e cori, Danilo Rea al pianoforte, tastiere, marimba e cori, Agostino Marangolo, ex Goblin (batteria).
Il primo lavoro è questo “Q Concert”, nel quale la RCA , sulla scia di una tournee, unisce al gruppo i cantanti Rino Gaetano e Riccardo Cocciante. Il risultato, francamente deludente, è testimoniato da questo lavoro, davvero ben poco interessante.
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Track list:
- Ancora insieme
- A mano a mano
- Aida
- Aschimilero
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Effetto
Amore (1981) |
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Commento
di Luca Martini
Continua la (dis)avventura del nuovo gruppo fondato sulle ceneri (poche) del vecchio Perigeo, che sempre nel 1981 approda all’album “Effetto amore”.
Il lavoro è superiore al precedente, e su otto brani
almeno due sono interessanti, ovvero "Mediterraneo",
"Bocca di notte”.
Attualmente i lavori dei “New Perigeo” non sono ancora stati ristampati su cd, ed anche i vinili sono piuttosto rari.
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Track list:
- Mediterraneo
- Tender Pacific
- Il Lungo Film
- Effetto Amore
- Shuffle
- Questa Donna
- Ciao Papa
- Bocca Di Notte
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ALTRI
LAVORI DEL PERIGEO |
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Commento
di Luca Martini
Da ricordare almeno altri due lavori importanti, ovvero le due testimoniante live: “Perigeo-live in Montreux” ed il doppio lavoro “Live in Italy”, entrambi del 1976, ristampati rispettivamente da Contempo ed RCA.
Il primo live, quello in montreux, raccoglie i seguenti brani: “Rituale”, “Via Beato Angelico”, “Polaris”, “Alba di un mondo”, “Old Vienna”, “Un cerchio giallo”, “Genealogia”, “In vino Veritas”, per un totale di 72.46 minuti. Il lavoro è di altissimo livello e testimonia la grandezza dell’ensamble nelle esibizioni sul palco.
Il secondo lavoro, “Live in Italy 1976”, comprende i seguenti pezzi: Take off, New Vienna, La valle dei templi, Myosotis, Terra rossa, Acoustic image, Tarlumbana, Via Beato Angelico, Il festival, per un totale di 92.37 secondi. Anche in questo caso, il lavoro è di ottima fattura.
Infine, segnaliamo la raccolta edita dalla RCA nel 1977 “Attraverso il Perigeo”.
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Formazione
più rappresentativa: |
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- Claudio Fasoli: Sax
- Bruno Biriaco: Batteria
- Franco D'Andrea: Tastiere
- Tony Sidney: Chitarra
- Giovanni Tommaso: Basso
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