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Disco d'esordio per questo nuovo gruppo del panorama progressive e subito grande risonanaza e riscontro a livello di nomi musicalmente importanti (tutti riportati sul retro del disco; Banco in toto, gruppo in cui finirà Papotto). Bene, non per far il Bastian contrario, ma non ho trovato nelle note e nei tessuti del Nodo Gordiano molte idee così degne di importanza e riflettori.
Mi sembra che il gruppo si attesti molto spesso con toccate improvvisative su basi prestabilite, neanche tanto originali a livello di interventi, ed estendendo esageratamente i pezzi in termini di lunghezza: questo penalizza l'ascolto e ne compromette l'attenzione necessaria.
Definire progressive questo disco mi pare quasi esagerato: i tentativi vagano nel rock, quasi nel blues, a volte nell'hard rock (ne "Il Conformista" ci sento i Judas Priest!!!) senza un vero traguardo.
La stessa storia del gruppo ha dimostrato la non solidità del prodotto: forse la leggenda che avrebbe portato il nuovo signore dell'Asia, allora Anatolia, non era destinata a cambiare nemmeno con questo capitolo.
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