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Commento di Luca Martini
Siamo agli albori del rock progressive, in pieno passaggio tra la musica (e la cultura) degli anni 60 e quella degli anni 70. Il primo gruppo di Keith Emerson si propone per primo di sconvolgere le orecchie degli ascoltatori dell’epoca con brani di sapore e respiro classicheggiante (si ascolti la bellissima e davvero tiratissima “Rondò”, brano esclusivamente strumentale, con un Brian Davison eccellente e un Emerson a tratti delirante...).
Si tratta senz’altro di un importante disco di esordio, un po' pedante e noioso in alcuni punti, ma con vere gemme (forse più rock che progressive…), come ad esempio “Bonnie K” e “War and peace”, veri capolavoro dell’album. Qua e là, sia nelle chitarre che nelle melodie suonate dallo stesso Emerson, si nota una netta (e a volte eccessiva) influenza di Jimi Hendrix. Poco interessante la voce del cantante, ovvero Lee Jackson.
Consigliato a chi ama i lavori di sperimentazione rock con influenze classicheggianti (come fecero in italia i New Trolls con "Concerto grosso"). Superfluo, invece, per chi predilige l’originalità del rock progressive come melodie e idee espressive. In ogni caso un disco da possedere, una importante testimonianza della musica di passaggio tra due epoche, invisa dai puristi e amata, invece, dai più giovani.
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