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Napoli
Centrale (75) |
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Commento di Luca Martini
Nel panorama della musica rock, con aspetti progressivi e di jazz raffinato,
non possono essere ignorati i componenti del gruppo partenopeo "Napoli Centrale",
che meritano di diritto di essere annoverati tra i più rappresentativi gruppi
della musica italiana anni '70, insieme ai Perigeo,
alla PFM, agli Area e al
Banco del Mutuo Soccorso.
La formazione ha origine nel 1975, e sono subito capitanati dal sassofonista
di colore napoletano James Senese e dal batterista Franco Del Prete,
con il quale Senese aveva già suonato nel gruppo rhythm'n'blues degli "Showmen".
Nella prima, storica, formazione, troviamo anche l'americano Mark Harris al
pianoforte elettrico e l'inglese Tony Walmsley al basso, che, qualche anno più tardi,
andranno a comporre la nuova formazione di un altro storico gruppo di italian
progressive, ovvero il "Rovescio della Medaglia".
Nell'anno della loro costituzione, pubblicano il primo lavoro, "Napoli Centrale",
folgorante esordio
di un gruppo che fin dalle prime battute si impone come una delle massime espressioni
della musica tardo-progessiva italiana. I Napoli Centrale in questo lavoro riescono
con grande maestria a fondere elementi della musica popolare partenopea (tutte le
canzoni sono in dialetto) con un raffinatissimo sound jazz e rock: il risultato è
una melodia e un carattere assolutamente unico nel panorama dell'epoca, a tutt'oggi
ancora riconoscibile e davvero godibile, fatto di suoni caldi e tecniche musicali
complesse, con una attenzione non indifferente al messaggio sociale, culturale e
razziale di ribellione tipici dell'epoca, e con uno sguardo agli influssi elettrici
dei Weather Report.
Il disco contiene alcuni brani, come "Campagna", estratto in 45 giri, che diventeranno
dei piccoli classici dello scenario musicale giovanile dell'epoca.
Strepitoso il già citato brano di apertura, "Campagna", con un accompagnamento di
pianoforte elettrico sfolgorante, ed un sassofono dalle sonorità a tratti coltraniane.
Atmosfera soft in partenza e fiati in grande spolvero per il bel brano "'A gente e
Bucciano", forse il pezzo migliore dell'intero album. Un plauso alla ritmica davvero
"da trincea", prodotta dalle propulsioni potenti di Franco Del Prete e dal finissimo
contrabbasso di Tony Walmsley.
Solo strumentale il brano "Pensione Floridiana", con atmosfere che ricordano la black
music inizio anni '70, ed un sound di finezza magistrale. Dopo "Viecchie, mugliere,
muorte e criaturi", brano squisitamente di impatto sociale, in cui la voce di Senese
ha modo di mostrare tutte le sue qualità esecutive ed interpretative, ritroviamo, con
"Vico Primo Parise n. 8", la ritmica più interessante e tirata di tutto il disco, in
cui prevale il piano di Mark Harris, che si intreccia sapientemente con il sax di
Senese, producendo una sonorità suggestiva e coinvolgente.
Chiude il disco il brano "'O lupo s'ha mangiato 'a pecurella": le atmosfere rarefatte
e misteriose della traccia iniziale, esclusivamente strumentale, cedono il passo al
finale folkloristico dei Napoli Centrale, che rievocano le grida e le voci di un mercato
rionale partenopeo, ripetendo, con ipnotica e inquietante ossessione, il titolo del brano,
concludendo il disco con la consueta maestria ritmica (molto sincopata) e strumentale.
Tutte le canzoni sono scritte da James Senese e Franco Del Prete.
Il cd è stato recentemente ristampato (2001) dalla BMG Ricordi S.p.a., e, a scapito di
una informativa interna che, eufemisticamente parlando, potremmo definire scarna, viene
commercializzato a prezzi davvero popolari.
Un vero capolavoro della musica folk-progressive, a tutt'oggi un unicum nel suo genere,
da non perdere. |
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Track list:
- Campagna A
- Campagna B
- A Gente 'e Bucciano A
- A Gente 'e Bucciano B
- Pensione Floridiana
- Viecchie Mugliere Muorte E Criaturi A
- Viecchie Mugliere Muorte E Criaturi B
- Vico Primo Parise No. 8
- O Lupo S'ha Mangiato 'a Pecurella A
- O Lupo S'ha Mangiato 'a Pecurella B
- O Lupo S'ha Mangiato 'a Pecurella C
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Mattanza
(76) |
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Commento di Luca Martini
Siamo nel 1976, e siamo al secondo capitolo della avventura dei Napoli Centrale,
e ci troviamo in presenza dell'ultimo grande disco dello storico gruppo partenopeo.
In questo disco, rispetto al precedente, "Napoli Centrale", troviamo al
pianoforte Fender il siciliano Pippo Guarnera, nonché Kelvin Bullen,
chitarrista di Trinidad de Tobago, naturalizzato italiano, al basso.
Infine, alla batteria, reduce dall'esperienza con i Goblin, Agostino Marangolo
e Bruno Biriaco, già percussionista dei Perigeo. La presenza di quest'ultimo
nel disco non è ufficiale e non viene confermata sul disco, ma diverse
testimonianze parlano di Briaco in fase di realizzazione del medesimo.
James Senese al sax e alla voce e Franco del Prete alle percussioni completano
la formazione.
Un'avvertenza: chi cerca in questo disco sonorità diverse o grosse novità stilistiche e ritmiche rispetto all'omonimo precedente, resterà profondamente deluso. Formalmente, questo disco non aggiunge molto rispetto al precedente, ma, e non è poco, conferma la grandezza di una compagine che non lascia mai indifferenti, che ci regala un prodotto di altissimo livello qualitativo e che a tratti stupisce per freschezza e abilità tecniche.
L'album si presenta all'ascoltatore con sette pezzi, la maggior parte dei quali strumentali, i restanti sempre in dialetto napoletano. Il disco di apre con una atmosfera da mercato rionale e con le urla popolane, preambolo del pezzo "Simme iute e simme venute", brano che presenta il tipico stile jazz-rock di atmosfera tipico dei primi Napoli Centrali, con il piano elettrico in evidenza ed il sax di senese che fa da contrappunto quasi isterico ad una sezione ritmica tirata e precisa. Segue "Sotto a suttana", un brano quasi interamente strumentale: le atmosfere calde e noir dipinte dal piano elettrico e dal sax, creano un disegno quasi ipnotico e teso: un vero capolavoro, giocato sulle sfumature del contrabbasso di Bullen. Dopo "Sotto e 'n coppa"
e l'amaro racconto della morte nel breve "'O nonno mio", brano quasi recitato da Senese, il gruppo raggiunge il vertice assoluto dell'album con il brano "Sangue misto": 13 minuti e 30 secondi di pura poesia,di vibrazioni e di virtuosismi tecnici, con sassofono e pianoforte che, inseguendosi ed intrecciandosi, ci regalano emozioni forti ed intense, con una ritmica precisa e potente disegnata da Marangolo e da Guarnera. Non c'è che dire, un pezzo superlativo, forse appena un po' troppo cerebrale e tecnico, ma viene da chiedersi: in quanti, negli anni '70, suonavano a questo livello? E, ancora prima, che livello aveva raggiunto la musica negli anni '70? E che scarso livello toccherà poi nel decennio successivo?
Interrogativi legittimi ai quali Napoli Centrale, con la loro musica tecnica, duttile, fatta di ritmiche serrate e di atmosfere ipnotiche, hanno contribuito a dare risposte amare: quel livello, oggi, non c'è più.
Gli ultimi due brani del disco, "Forse sto capenno" (brano quasi "Coltraniano", con evidenti influssi jazz) e "Chi fa l'arte e chi s'accatta" (pezzo decisamente folk-funky ed originale), restano ad altissimi livelli, consegnandoci un grande, grandissimo lavoro, che ha solo il "demerito" di essere successivo al loro folgorante e irripetibile debutto.
L'avventura dei Napoli Centrale, dopo questo meraviglioso disco, continuerà, a dire il vero in tono minore, nel 1978 con il disco "Qualcosa ca nu'mmore", per poi interrompersi per 14 anni, e riprendere nel 1992 con il disco "Jesceallàh", e continuare nel 1994 con il penultimo disco del gruppo partenopeo, ovvero "'Ngazzate nire" A tutt'oggi, l'ultimo album dei Napoli Centrale è "Zitte! Sta arrivanne 'o mammone". Nonostante qualche buona idea e qualche interessante sonorità, i vertici toccati dai primi due album resteranno vaghi ricordi.
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Track list:
- Simme iute e simme venute
- Sotto a' suttana
- Sotto e 'n coppa
- 'O nonno mio
- Sangue misto
- Forse sto capenno
- Chi fa l'arte e chi s'accatta
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Qualcosa
Ca Nu’ Mmore (77) |
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Commento di Luca Martini
Terzo album del gruppo partenopeo capeggiato da James Senese. Nella formazione troviamo un eccellente Pino Daniele al basso elettrico, che infonde una ritmica serrata e precisa. E’ un disco sullo stile dei precedenti, forse spostato più sul jazz che sul progressive. Incredibile l’ascolto del primo brano, musicalmente suonato a livelli sconvolgenti. Tutto il disco scorre via con parti strumentali di assoluto livello, con repentini cambi di ritmo e assolo di sassofono fulminanti.
La canzone che dà il titolo al disco è di una dolcezza e bellezza sconvolgenti.
Se vogliamo questo disco aggiunge poco ai due precedenti dischi del gruppo. Ma, e scusate se è poco, Napoli Centrale suonava a livelli stratosferici e l’ascolto di questo disco è, comunque, emozionante e suggestivo, e non può lasciare indifferenti.
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Track list:
- O Nemico Mio
- O Specchio Addo' Me Guardo
- Qualcosa Ca Nu' Mmore
- A Musica Mia Che R'E'
- A Musica Si Tu
- Nun Song Na Vacca
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Formazione più rappresentativa: |
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- James Senese: Sassofono/Voci
- Mark Harris: Pianoforte
- Tony Walmsley: Basso
- Franco Del Prete: Batteria
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