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MAGMA

 
 
 
   Magma (70)  
     
 

Commento di Luca Martini
Anche la Francia ha avuto il suo Prog. E che prog, ragazzi!
 
Quello che qui si recensisce è l’esordio del gruppo formato un anno prima da Christian Vander, i “Magma”, il gruppo che originariamente si chiamava “Univeria Zekt Magma Composedra Arguezdra”, che seguì le orme della pantera studentesca transalpina, che tanto influenzerà anche generazioni di studenti europei (Italia compresa).
 
Una delle caratteristiche più interessanti del gruppo sono i testi, scritti interamente in una lingua creata appositamente da Vander, il kobaiano, idioma fantastico studiato a tavolino con tanto di sintassi e grammatica inventate.
 
In questo primo disco doppio si narra di alieni sul pianeta Kobaia, di lotte tra umanoidi dai nomi di battaglia improbabili e di avventure spaziali, tratteggiate da ironia e surrealismo (ironia volontaria o involontaria?).
 
Quello che si avverte è soltanto un gruppo acerbo, alla ricerca di uno stile senz’altro promettente ma troppo influenzato dai Gong di David Allen, da Sun Ra Arkestra e dal sassofonista Pharoah Sanders. Un disco forse ingenuo, che solo a tratti fa presagire quanto saranno in grado di fare soltanto tre anni dopo.

 

 Track list:

    Disc 1
  1. Kobaïa
  2. Aïna
  3. Malaria
  4. Sohïa
  5. Sckxyss
  6. Auraë

  7.  
    Disc 2
  8. Thaud Zaïa
  9. Naü Ektila
  10. Stoah
  11. Müh

 

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   Mekanik Destruktiw Kommando (73)  
     
 

Commento di Luca Martini
Sono passati solo tre anni da quell’incerto debutto, un Lp ed un paio di singoli sostanzialmente inutili, ed i nostri Kobaiani sono già pronti per firmare quello che forse è il loro capolavoro.
 
“Mekanik Destruktiw Kommandoh” è un disco che, fin dal primo ascolto, colpisce e sconvolge, e rappresenta una vera e propria pietra miliare del genere progressive.
 
Influenzati dai Carmina Burana di Carl Orff e da alcune composizioni neoclassiche Stravinskiane, il disco si snoda attraverso cori ossessivi e musiche ripetitive, creando un vero e proprio muro sonoro che fa da sottofondo alla narrazione degli ultimi tre giorni di vita del pianeta terra, in un crescendo allucinante e apocalittico. Le trombe, i cori in lingua inventata e le ritmiche serrate donano un senso di angoscia e di oppressione che ben descrivono il sentimento di chi cerca di raccontare le ultime ore di vita di un pianeta glorioso che non ha più scampo alcuno.
 
Strepitosi i gorgheggi di Stella Vander che si intrecciano alle profezie di Blasquiz, intento ad annunciare l’apocalissi con toni gravi e angosciosi.
 
I musicisti sono tutti al loro meglio, e regalano una trama sonora complessa e sperimentale, che ha il pregio di non risultare troppo ostica all’ascolto, bensì di facile comprensione anche se ossessiva nei suoi effetti (voluti). Il risultato è un esperimento compiuto di musica primordiale spinta verso sperimentazioni dai risultati semplici che nessuno, fino a quel momento, si era spinto a tentare.
 
Un capolavoro.

 

 Track list:

  1. Hortz Fur Dehn Stekehn West
  2. Ima Suri Dondai
  3. Kobaia Is de Hundin
  4. Da Zeuhl Wortz Mekanik
  5. Nebehr Gudahtt
  6. Mekanik Kommandoh
  7. Kreuhn Kohrmahn Iss de Hundin

 

TOP 


   Kohntarkosz (74)  
     
 

Commento di Luca Martini
Con questo disco si chiude la parabola eccellente dei Magma, che con “Kohntarkosz” realizzano il loro ultimo, grande album, prima della virata verso la musica “facile” e funky (soltanto nel 2004 ritorneranno a grandi livelli, pubblicando il disco “"K.A.", ovvero "Kohntarkosz Antheria", una composizione suddivisa in tre parti che vede le sue origini a metà degli anni '70, definita dalla critica come "l'anello mancante tra "Mekanik Destruktiw Kommandoh" e "Kohntarkosz").
 
Questo disco vede il gruppo esprimersi musicalmente ai livelli più elevati, costruendo tessuti sonori perfetti e staccati musicali incredibili. La ritmica non perde un colpo e le parti orchestrali sono degne della migliore Sun Ra Arkestra o della più sfolgorante Mahavishnu Orchestra di John McLaughlin (quella di “Birds of fire” o di “Apocalypse”, tanto per intenderci…).
 
Quello che risulta inferiore al disco precedente, e che quindi, di conseguenza, colloca Köhntarkösz un gradino sotto il capolavoro, è la minore efficacia dei cori e delle parti soliste cantate in generale. Si avverte qualche scollamento nelle sessioni collettive e i gorgheggi di Stella Vander perdono qui di potenza e di forza suggestiva.
 
Detto questo, il disco rimane un bellissimo esempio di prog rock transalpino, con influenze Canterburyane e influssi orchestrali originali. Straordinario il brano Ork Alarm, con gli archi che tratteggiano una tessitura cupa e intimista. Nella versione in cd compare anche il sontuoso brano “Köhntarkösz version 2” della durata di 30 minuti netti, un bellissimo viaggio nelle viscere più oscure della musica.
 
Consigliato, anche se a modesto parere di chi scrive, sopravvalutato dalla critica, che lo considera il capolavoro.

 

 Track list:

  1. Köhntarkösz (Part One)
  2. Ork Alarm
  3. Köhntarkösz (Part Two)
  4. Coltrane Sündïa

 

TOP 


   Formazione più rappresentativa:  
     
 
  • Christian Vander: drums, vocals, organ, percussion
  • Jannik Top: bass
  • Klaus Blasquiz: vocals, percussion
  • Jean-Luc Manderlier: piano, organ
  • René Garber: bass clarinet, vocal
  • Claude Olmos: guitar
  • Stella Vander: choir Organik Kommandeuhr
  • Muriel Streisfeld, Evelyn Razymovski, Michele Saulnier, Doris Reihnardt, Stella Vander: choir
  • Teddy Lasry: brass Organik Kommandeuhr, flute

 
 
 
   Sito Ufficiale:  
  www.???.???  

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