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Messo da parte il
progetto Balletto
di Bronzo per motivazioni legate a stili di vita
e scelte di varia natura, Gianni Leone sotto lo pseudonimo
di LeoNero riesce nel 1977 a stampare
con la prestigiosa Harvest un disco che riflette su
varie forme la solitudine interna e personale del periodo.
 
Nei testi, abbondantemente catastrofici e critici, è
facile ritrovare i connotati degli eccessi della cascina/sala
prove ai tempi del Balletto e della vita quotidinana
di Leone: da "Sono stanco anche io" con chiare accuse
ai partecipanti della sua vita disinteressati alla sua
persona e alla sua creatività, e attirati unicamente
dall'effimera ricerca dell'eccesso; la voglia di pace
e serenità, interna e morale, a seguito delle continue
crisi de "La luce"; la necessità della vicinanza di
una persona di "Tu ti ricorderai di me"; l'epilogo tragico
de "Una gabbia per me".
 
Il lato musicale risulta leggermente carente: il taglio
delle composizioni è in buona parte riconducibile a
contesti cantautorali; legato al filone progressive
in poche occasioni quali "Tastiere isteriche" e "La
discesa del cervello", pezzi attualmente presenti nel
repertorio live del Balletto. L'atmosfera generale intrisa
di solitudine si ripercuote anche sulla scelta di imporsi
sul prodotto come one man band: il disco è infatti
totalmente cantato e suonato da Leone e questo impatta
in maniera discutibile soprattutto le parti in cui è
richiesta maggior potenza di suono (ad esempio "Il castello").
Da segnalare la presenza di alcuni ottimi spunti pianistici
("Scarpette di raso blu" e "La bambola rotta").
 
In "La discesa del cervello" e "Una gabbia per me" sono
state inserite (al contrario) due citazioni da "Ys"
quasi a manifestare il legame con l'album della svolta.
Il lettorà potrà svolgere il facile ma
divertente esercizio di ricerca se ne è interessato.
 
Successivamente a "Vero", LeoNero presenterà "Monitor"
nel 1981 con morale molto simile ma impronta maggiormente
elettronica e dove, comunque, non mancano buoni spunti,
ad esempio "Né ieri né domani". Il disco non risulta
ancora stampato su CD ma è di facile reperimento nel
mercato dei vinili.
 
Benché disco valido, contrariamente a molti critici
e studiosi del fenomeno progressive, non considero "Vero"
come un fondamentale, nonostante il malessere di cui
sono intrisi i testi sia veramente ingombrante. |
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