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JETHRO TULL

 
 
 
   This Was (68)  
     
 

Commento di Alessandro
Disco d' esordio che vede Ian anderson, Glenn Cornick (basso), Clive Bunker (batteria) e Mick Abrahams (chitarra). Le composizioni sono molto legate al blues. L'album parte con un bellissimo pezzo hard blues rock intitolato My Sunday Feeling ,altro brano che mi piace particolarmente è Beggar's Farm. Anderson rende omaggio ad uno dei suoi ispiratori e cioè il grande jazzista Roland Kirk riproponendo il pezzo Serenade To A Cuckoo; resta memorabile anche l' assolo di batteria del grande Clive Bunker su Dharma For One, davvero unico. Invece una grande prova della bravura del chitarrista Mick Abrahams è Cat' s Squirrel che è un tradizionele strumentale riarrangiato da lui, questo rimarrà uno dei suoi cavalli di battaglia nelle esibizioni dal vivo anche dopo l' uscita dai Jethro Tull. Nella ristampa in cd vengono aggiunti i pezzi Christmas Song, One For John Gee e Love Story, tutti e tre dei bellissimi pezzi.
Ovviamente questo non è un disco per gli amanti del progressive, ma un disco per tutti gli amanti della vera musica.
 
Dopo questo album Abahams lascia la band. Il motivo principale è quello che Anderson voleva sperimentare nuove strade musicali mentre Mick Abraham era troppo legato al blues e avrebbe ostacolato i progetti musicali del leader. In seguito il chitarrista ha avuto un discreto successo con la sua band, i Blodwing Pig che propongono del blues-rock davvero ben suonato.

 

 Track list:

  1. My Sunday Feeling
  2. Someday the Sun Won't Shine for You
  3. Beggar's Farm
  4. Move On Alone
  5. Serenade to a Cuckoo
  6. Dharma for One
  7. It's Breaking Me Up
  8. Cat's Squirrel
  9. A Song for Jeffrey
  10. Round

 

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   Stand Up (69)  
     
 

Commento di Geling
Precedente ad Aqualung, questo disco non contiene ancora il miglior sound Tulliano, ma ci si avvicina molto: chitarre affilate in reef quasi hard rock ("A new Day Yesterday") o in arpeggi molto folk (come in "Looking into the Sun"); si fanno sentire poco le tastiere, mancanza spiegata dal fatto che Evan fosse ancora lontano dall'unirisi alla band; punto di forza di questo disco è l'utilizzo perfetto e magistrale del flauto da parte di Anderson. I testi e i contenuti sono molto sarcastici come sarà poi per tutto il resto della vita di questa band. Nella versione rimasterizzata da segnalarsi, tra le quattro bonus track, l'immortale (come dice Anderson in un'intervista) "Living in the Past". In conclusione è un disco adatto agli amanti dei Jethro Tull e di Anderson più che agli amanti della "classica" progressive.

 

 Track list:

  1. A New Day Yesterday
  2. Jeffrey Goes to Leicester Square
  3. Bourée
  4. Back to the Family
  5. Look Into the Sun
  6. Nothing Is Easy
  7. Fat Man
  8. We Used to Know
  9. Reasons for Waiting
  10. For a Thousand Mothers

 

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   Aqualung (71)  
     
 

Commento di Nicola Wiri
I Jethro Tull sono uno dei pilastri fondamentali del rock progressive, gruppo che gioca nel produrre intrecci tra chitarre, tastiere e l'acceso flauto di Ian Anderson. Aqualung è l'album più famoso, più accettato dalla critica e di sicuro tra i più equilibrati dei Jethro Tull. Il testo della title-track è stato scritto dalla moglie di Ian ed il riff di chitarra è fra i più notevoli della storia del rock. Aqualung non è propriamente un concept, ma i brani trattano lo stesso argomento di polemica religiosa. Nel disco sono presenti tre brani brevissimi ma estremamente profondi come ad esempio "Cheap day return", "Wond'ring aloud". Gli amanti del progressive più elaborato non troveranno molto interessante questo lavoro, ma per me il disco è diviso in due parti; perché già dal secondo lato tutto si fa più strumentale ed improvvisato come nella stupenda "My God" e in "Locomotive Breath" dove il piano introduttivo partendo da un suono classico si trasforma in jazz da cui parte la corsa del flauto. Comunque non esiste brano che non necessiti di attenzione. Volevo segnalare per ultima la mia preferita "Wind-up".
Questo è un disco veramente unico e molto personale nel genere, importantissimo ed immancabile.

 

 Track list:

  1. Aqualung
  2. Cross-eyed Mary
  3. Cheap day return
  4. Mother goose
  5. Wond'ring aluod
  6. Up to me
  7. My god
  8. Hymn 43
  9. Slipstream
  10. Locomotive breath
  11. Wind up

 

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   Thick as a Brick (72)  
     
 

Commento di Alessandro
Nel 1972 Ian Anderson decide di comporre una parodia dei tanti concept album dell'epoca.
In questo disco la confezione si presenta molto particolare:si tratta di un giornale formato tabloid,il St. Cleve Chronicle,con una serie di notizie, pettegolezzi e storie assurde,divertenti,stravaganti con tanto di parole crociate.Nel giornale si trova un articolo che riporta i testi del disco accreditati a Gerald Bostock,un bambino prodigio,ma in realtà è un'invenzione di Anderson che in realtà è lui l'autore dei testi che parlano della borghesia inglese di quei tempi e del suo conformismo.
La musica che si ascolta è molto varia,si parte con un inizio acustico con Anderson alla voce e chitarra ,ma dopo poco parte un rock travolgente, si passa da momenti folk,a momenti che si avvicinano al jazz, a momenti più hard,con il tema iniziale di chitarra acustica che si ripete più volte durante il disco. Questo,a mio parere,è uno dei lavori più riusciti dei Tull e uno di quelli che mi piacciono di più,ve lo consiglio vivamente.
 
L'anno dopo Anderson proverà a dedicarsi seriamente alla composizione di un vero e proprio concept, ma non arriverà ai livelli di "Thick As A Brick" e la critica sarà spietata.

 

 Track list:

  1. Thick as a Brick
  2. Thick as a Brick

 

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   Minstrel in the Gallery (75)  
     
 

Commento di Giampaolo
Grande disco rock in puro stile Jethro Tull.In grande evidenza la chitarrra acustica di Ian Anderson e quella elettrica di Martin Barre,naturalmente senza dimenticare il flauto che qui secondo me giganteggia.
 
Stupende la title-track, "black satin dancer" e "baker st muse".In quest'album la band è stata accompagnata da un'orchestra.
 
Nell'edizione rimasterizzata nel 2002 vi sono le bonus tracks,tra queste bella "pan dance" dove ben si fonde il suono del flauto con quello dell'orchestra.

 

 Track list:

  1. Minstrel in the Gallery
  2. Cold Wind to Valhalla
  3. Black Satin Dancer
  4. Requiem
  5. One White Duck / Nothing at All
  6. Baker St. Muse
  7. Grace

  8. Bonus Tracks
  9. Summerday sands
  10. March the mad scientist
  11. Pan dance
  12. Minstrel in the Gallery (live)
  13. Cold Wind to Valhalla (live)

 

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   A (80)  
     
 

Commento di Giampaolo
Nel 1980 ci fu un netto cambio sia di stile che di formazione.Al fianco di Ian Anderson rimane solo Martin Barre e subentra al basso Dave Pegg , alla batteria Mark Kraney e alle tastiere e violino elettrico Eddie Jobson(ex Roxy music, ma sopprattutto ex Uk gruppo da lui formato con John Wetton nel 1978).
 
E' un album caratterizzato dai suoni elettronici, tuttavia il flauto non manca.Si può definirlo un album elettro folk.Ci sono dei buoni pezzi come "Crossfire" e "Black Sunday" ,quest'ultimo il pezzo più interessante di tutto l'album dove vi è il synth di Jobson e il flauto di Anderson in grande evidenza."And further on" chiude l'album direi ottimamente ,dato che è un bel pezzo melodico. In conclusione,direi che "A" è un album sostanzialmente discreto superiore al successivo "The broadsword and the beast".

 

 Track list:

  1. Crossfire
  2. Fylingdale Flyer
  3. Working John, Working Joe
  4. Black Sunday
  5. Protect and Survive
  6. Batteries Not Included
  7. Uniform
  8. 4.W.D. (Low Ratio)
  9. The Pine Marten's Jig
  10. And Further On

 

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   The Broadsword and the Beast (82)  
     
 

Commento di Giampaolo
Corre l'anno 1982 e la formazione dei Jethro Tull cambia ancora.Entra Peter John Vettese alle tastiere e alla batteria Gerry Conway. Tale album è caratterizzato da canzoni di medio basso livello, eccetto qualcuna come l'iniziale "Beastie"o "Fallen on Hard Times"(questa l'unica ad avere traccia di stile folk rock).Sarà un caso ,forse,ma qui il flauto non è molto presente e neanche in grande spolvero. Questo è essenzialmente un albulm anni 80 (per esempio "Flying colours" à proprio una canzone stile anni 80), un album mediocre a mio modo di vedere che non raggiunge i fasti degli album anni 70. Inoltre vi sono 8 bonus tracks, quasi come dire abbiamo il bis di "The broadsward and the Beast". Anche qui canzoni di medio basso livello con qualche buona parentesi come "Mayhem Maybe". In conclusione,consigliato a chi adora gli anni 80,vivamente sconsigliato a chi li odia.

 

 Track list:

  1. Beastie
  2. Clasp
  3. Fallen on Hard Times
  4. Flying Colours
  5. Slow Marching Band
  6. Broadsword
  7. Pussy Willow
  8. Watching Me Watching You
  9. Seal Driver
  10. Cheerio

 

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   Crest of a Knave (87)  
     
 

Commento di Giampaolo
Corre l'anno 1987 e i Jethro Tull tornano con quest'album che secondo alcuni e' l'album della rinascita ,idea che condivido solo in parte. Vi sono canzoni rock come l'iniziale "Steel monkey" o "Jump Start " che non sono malvagie ma che non reggono il confronto con canzoni anni 70 quali "Aqualung" o "Minstrel in the gallery" (giusto per citarne alcune). Le canzoni che salvano l'album e che ricordano il sound Jethro Tull sono "Farm on the Freeway"e "Budapest", in particolare quest'ultima caratterizzata da una bella melodia in cui vi e' presente oltre al flauto e la chitarra acustica, anche il violino suonato da Ric Sanders. Il resto dell'album sono canzoni talvolta di livello medio tal'altra di livello mediocre (che lasciano il tempo che trovano). In conclusione e' un album superiore a "The broadsword and the Beast" ma che anch'esso non raggiunge i fasti degli album anni 70 nonostante la bella "Budapest".

 

 Track list:

  1. Steel Monkey
  2. Farm on the Freeway
  3. Jump Star
  4. Said She Was a
  5. Dancer
  6. Dogs in the Midwinter
  7. Budapest
  8. Mountain Men
  9. The Waking Edge
  10. Raising Steam

 

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   20 Years of Jethro Tull (1988)  
     
 

Commento di Roberto
Sulla grandezza dei JETHRO TULL nulla da aggiungere a quanto si legge nelle altre recensioni dei loro album. Su questo 20 YEARS OF, invece, da dire c’è parecchio, e certamente in positivo.
 
Intanto perché è un disco ufficiale, edito da CHRYSALIS, poi perché è datato 1988, ed allora si celebravano i 20 anni di carriera del gruppo, o forse sarebbe meglio dire di IAN ANDERSON e dei suoi compagni di avventura, in continuo avvicendamento, strada facendo, con lui…al centro del mondo. Poi perché ne stiamo parlando oggi, 2006, e gli anni da aggiungere sono ancora 18, e la matematica dice che fanno 38 !!! Trentotto anni di carriera alle spalle, ed il TOUR 2006 in corso….
 
Al di là della celebrazione del ventennale, il disco di cui andiamo ad occuparci, è un ottimo lavoro, e non la solita raccolta “ THE BEST OF ” di cui sono pieni gli scaffali. E che sia un ottimo prodotto, si capisce già dalla lettura della copertina:
 
- THE RADIO ARCHIVES & RARE TRACKS
- FLAWED GEM
- THE OTHER SIDE
- THE ESSENTIAL
Quattro blocchi ben distinti, contenenti un totale di 21 pezzi, che offrono uno spaccato perfetto del gruppo, con il primo blocco forse emergente sul resto, non tanto per la qualità ( comunque alta ) del contenuto, a cominciare dagli oltre 4 minuti del bellissimo BLUES di traccia 1, quanto per la rarità. E che dire di “ LOVE STORY “, traccia 2, per non parlare degli altri pezzi, che ascolteresti all’infinito?
 
Si passa alle quattro “ gemme “ della seconda parte, con il flauto di Ian Anderson in grande spolvero, specie in “ OVERHANG “ per passare alle sonorità più decisamente PROG di “ JACK-A-LYNN “.
 
Siamo a “ THE OTHER SIDE “, lo dice lo stesso nome, otto pezzi meno conosciuti, ma forse per questo da ascoltare con attenzione, attenzione ampiamente ripagata, qui mi è piaciuta particolarmente la ballata tradizionale “ MAYHEM, MAYBE “ con il solito, istrionico, Ian ed il suo strumento a fiato. Bello anche il brano successivo, “ KELPIE “, altrettanto ritmato, e con il flauto sempre in grande evidenza.
 
Se questi sono i “ Lati B “, signori miei, giù il cappello ed un doveroso inchino a dei grandi musicisti….
 
La quarta ed ultima parte è forse la meno interessante, ma solo perché i quattro pezzi sono arcinoti, e perché sintetizzare l’essenziale dei TULL in solo quattro brani è riduttivo, mancano, tanto per citare dei punti fermi della discografia, “ BOUREE “ piuttosto che “ TICK AS A BRICK “ comunque quando partono le note di “ LIVING IN THE PAST “ il brivido è assicurato, e la voglia di andarsi ad ascoltare tutta la produzione del gruppo è tanta.
 
Due annotazioni. Ci vuole una lente d’ingrandimento per leggerlo, ma all’interno del CD c’è una sorta di albero genealogico sul quale si sviluppa la storia del gruppo, o meglio, di Ian Anderson, nato come BLADES nel 1963 ed arrivato alla tredicesima formazione dei JETHRO TULL anno 1988, con lui solo rimasto della formazione originaria, tanto per capire chi sono di fatto i J.T.
 
Però è interessante seguire anche l’evoluzione degli altri compagni di viaggio che a loro volta hanno dato vita, oppure fatto parte di altre realtà musicali, come MICK ABRAMS ed i suoi BLODWIN PIG ( che io ho molto amato ) per non parlare di nomi come CARMEN, piuttosto che YES o FAIRPORT CONVENTION.
 
E di alcuni protagonisti, specie quelli non restati in ambito musicale, c’è anche la nuova professione, tanto per citare la più divertente, quella del bassista GLENN CORNICK, che dalla primissima formazione dei JETHRO TULL è approdato ai WILD TURKEY, nati e defunti a cavallo degli anni 1970/1972 e diventato, una volta abbandonata la scena musicale, rappresentante di mangimi per animali !!!
 
Tutte queste informazioni ( di cui ho fatto un piccolo sunto ) ma che ci raccontano di 13 formazioni complete dei JETHRO, più una ventina di altri gruppi che hanno incrociato la storia di Ian Anderson, sono contenute in un interno di copertina di un CD…capirete perché la lente di ingrandimento ci vuole…e che sia buona !!!
 
L’ultima annotazione: quello di cui ho parlato è un CD singolo, anche se con i suoi 78 minuti è piuttosto “sostanzioso“.
 
L’ anno prima era uscito, con lo stesso titolo, un triplo CD. Onestamente non so se il mio ne è una sintesi.

 

 Track list:

    THE RADIO ARCHIVES & RARE TRACKS
  1. Stormy monday blues
  2. Love story
  3. A new day yesterday
  4. Summerday sands
  5. March the mad scientist

  6.  
    FLAWED GEMS
  7. Lick your fingers clean
  8. Overhang
  9. Crossword
  10. Jack-A-Llynn

  11.  
    THE OTHER SIDES OF YULL
  12. Part of the machine
  13. Mayhem, Maybe
  14. Kelpie
  15. Wond’ring aloud
  16. Dun ringill
  17. Life’s a long song
  18. Nursie
  19. Grace

  20.  
    ESSENTIAL TULL
  21. Witch’s promise
  22. Living in the past
  23. Acqualung
  24. Locomotive breath
 

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   Roots To Branches (1995)  
     
 

Commento di Alessandro
Ho scelto di parlare di questo disco perchè essendo un fan dei Tull possiedo tutta la loro discografia e non trovo che questo disco che è del 1995 abbia nienta da invidiare ai dischi degli anni settanta, anzi, è uno dei miei preferiti.
La formazione vede Ian Anderson (flauto, voce, chitarra), Martin Barre (chitarra elettrica), Doane Perry (batteria), Andy Giddins(tastiere), Dave Pegg e Steave Bailey (basso). Le composizioni sono un rock elegantissimo, influenzato dalla musica etnica e indiana di cui Anderson è un amante. C' è ancora più flauto che nei dischi precedenti e spesso Ian utilizza quello di bamboo.
Apre il disco il pezzo omonimo, spesso eseguito dal vivo in cui viene usato proprio il flauto di bamboo per creare delle atmosfere indiane, seguono brani di rock tra cui il pezzo "Dangerous Veils" che io adoro, dove c' è un grandissimo lavoro di batteria. Un' altra bellissima traccia è "Beside Myself" il cui testo parla della prostituzione e dello sfruttamento minorile a Bombay. Anderson nella musica ti fa veramente percepire le emozioni di cui narra il testo che dice: "...Sono fuori di me, ti ho visto prendere soldi nelle tenebre della stazione, vorrei metterti su un treno d' argento che ti porti a scuola e poi ti riporti a casa, togliti quella mano di vernice e indossa una faccia pulita, sono fuori di me..."
ECCEZIONALE!!!!
Si sente veramente la rabbia nella voce di Anderson quando dice "sono fuori di me" per tutte le cose ingiuste che sta vedendo in quel momento. Scusate le troppe parole dedicate a questo pezzo ma ne vale la pena. Il disco poi continua con dolci ballate fino alla conclusione con un bel pezzo blues-rock.
 
Ve lo consiglio, mi raccomando non pensate ai Jethro Tull come un gruppo anni settanta:hanno creato capolavori anche dopo.

 

 Track list:

  1. Roots To Branches
  2. Rare And Precious Chain
  3. Out Of The Noise
  4. This Free Will
  5. Valley
  6. Dangerous Veils
  7. Beside Myself
  8. Wounded, Old And Treacherous
  9. At Last, Forever
  10. Stuck In The August Rain
  11. Another Harry's Bar

 

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   Formazione più rappresentativa:  
     
 
  • Barriemore Barlow: Batteria/Percussioni
  • Martin Barre: Chitarra
  • John Evans: Piano/Organo/Mellotron
  • Ian Anderson: Voce/Flauto/Chitarra
  • Jeffrey Hammond-Hammond: Basso/voce

 
 
 
   Sito Ufficiale:  
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