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Commento di Luca Martini
L’anno è il 1979, ovvero il tramonto del rock progressive.
Proprio in questo anno esce l’unico disco di questo
interessante e dimenticato gruppo di Siena, inizialmente
aderente al circuito artistico e culturale di estrazione
cattolica chiamato “Genrosso”. “Dentro l’invisibile”
resta l’unica prova del gruppo, un album che ha una
distribuzione molto limitata. Il gruppo si sciolse nel
1980, anche se tornò ad incidere un disco live in una
reunion a Firenze nel 2000.
Il disco appare suonato davvero in maniera impeccabile, una sorta di rock progressive sinfonico con influenze funky e jazz che trova nei Pink Floyd la massima ispirazione, mentre nelle parti vocali si intravedono influssi del nostro Banco del mutuo soccorso. I fiati sono davvero interessanti e la ritmica è spesso fluente e precisa. Si avverte in tutto il disco una grande raffinatezza, una sorta di gentilezza musicale, melodie quasi sussurrate e appena tratteggiate, caratteristica atipica per un rock spesso fatto di muscoli e slanci fulminei.
L’album si apre con un brano interamente strumentale, per poi lasciare spazio a canzoni belle e ben suonate. Il sassofono finale del brano “Traspare” è davvero suggestivo. Capolavoro del disco i due brani correlati “Terra promessa”, parte I e, soprattutto, II. Stupendo il brano “Galassie”, con fiati in evidenza ed una chitarra elettrica che ricorda Santana.
Si tratta davvero di un buon disco, forse giunto tardi ed in mezzo a tantissimi altri gruppi che stavano trasformando il loro modo di suonare. In ogni caso, un ascolto interessante e a tratti sorprendente.
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