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Unico disco per questo gruppo che propone un buon rock progressivo anche se leggermente
più duro e spigoloso rispetto ai dischi sacri di questo genere.
Il vero protagonista del disco è il pianoforte, sempre in primo piano, anche se
non mancano comunque buoni inserimenti di clavicembali ed organi. Si inizia con
"La corte di Hon", il pezzo più complesso del disco, poi "Canto" con una bella
melodia cantata e un buon solo di Fender Rhodes. Segue "Aristea" che dopo un breve
inizio fa spuntare una bella parte cantata, intervallata da bei clavicembali e string.
"Ljalja" è uno dei punti migliori del disco: pianoforte sempre padrone della scena sia
nel tirato inizio sia nella strofa che nella contorta parte centrale. Chiude la lunga
"Ritorno", superiore nella prima parte e con finale ipnotico.
Sicuramente consigliato agli amanti delle sonorità complesse alla
Ys de Il Balletto di Bronzo anche se non siamo proprio a quei livelli.
Devo dire comunque che alcune scelte di complessità, pur non essendo a livello esasperato,
a volte risultano leggermente pesanti. Cito per questo la seconda parte di "La Corte di
Hon".
Devo dire che sono rimasto colpito in positivo da questo disco:
sono presenti piccole pecche, forse dovute al fatto dell'esordio, ma tutto sommato
il risultato è molto buono. Una parola anche sui testi che felicemente trovo adatti,
mai banali e amalgamati perfettamente nel contesto musicale. Forse non una delle
pietre miliari ma comunque un buon disco...almeno secondo me. |
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