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La zona di Napoli è stata (ed è, da che mondo e mondo) una parte speciale ed unica
del nostro paese. In quei luoghi dove la musica tradizionale poteva essere un
problema ovvero un vessillo soffocante allo sviluppo e alla ricerca musicale
per gli artisti partenopei, grazie a personaggi (tra gli altri) del calibro
di Alan e Jenny Sorrenti,
Lino Vairetti, Massimo Guarino e del compianto
Umberto Telesco, si è sviluppato un autentico genere autoctono e singolare,
privo di influsso alcuno, esterno ed estero, in cui l'utilizzo di strumenti
tradizionali quali flauti, chitarre acustiche e mandolini, in unione
a melodie mediterranee, si amalgama
perfettamente con i classici strumenti da gruppo quali chitarre,
tastiere e batteria, riuscendo a tessere mantelli sonori di pregevolissimo valore.  
E sicuramente merito di tale risultato hanno anche i Cervello
che con questo unico lavoro "Melos" entrano nell'olimpo del progressive
italiano targato '70. La famiglia è quella degli Osanna che oltre ad alcune
parentele interne, collaborazioni e apparizioni strumentali, producono anche
l'album. Bisogna però essere molto cauti ad accostare il sound dei due gruppi:
se ad un primo ascolto affrettato si può arrivare ad affermare la presenza di
una certa somiglianza, alla metabolizzazione completa del disco le differenze
si sentono nitide e pulsanti.  
Si comincia con "Canto del capro" che spinge l'ascoltatore in autentico
vortice sonoro basato sul multiplo lavoro dei flauti fino all'inquietante
voce introduttiva. Dopo l'abbraccio dei cori e una prima strofa a voce
scoperta, si viene rapiti dall'unisono stacco dei restanti componenti che
trasportano l'ascoltatore alla sublime melodia iniziale di "Trittico".
E' uno dei miei punti preferiti: la ritengo una piccola suite, completa
di mille originalissime trovate che a dispetto della breve durata (sette
minuti circa), include in se tutti i crismi ed i segreti dell'album e
dello stile proprio del gruppo. Come detto sopra, le note iniziali, di
preziosa fattura, con melodia bellissima, introducono alla seguente
parte in cui flauti e sassofoni riescono a far smarrire l'ascoltatore,
grazie anche ad una linea compositiva non comune. "Euterpe" presenta
un bellissimo contrasto tra la lineare melodia e la perfetta chitarra
improvvisata di Corrado Rustici, culminando nello stupendo assolo combinato di sax e
chitarra. Stupefacente la pienezza del suono in "Scinsione": il gruppo
riesce ad esprimere una coesione impensabile, proponendo un sound vario
ma perfettamente compatto e a sostegno della voce di Di Franco. C'è anche spazio
per una breve toccata psichedelica nel finale.
Arriva la tranquilla "Melos" scandita dall'ipnotica sintesi strumentale
in un preciso e lentissimo crescendo di gruppo. "Galassia" è separata tra
una prima parte acustica e il punto più tirato del disco anche se, secondo
me, un po' a scapito dell'originalità in quanto è l'unica parte in cui si
possono trovare assonanze con altri artisti, soprattutto per i cori un po'
Osanna e struttura mista
tra primi King Crimson e
Van Deer Graaf Generator. Chiude
la soft "Affresco", breve divagazione vocale con flauto e chitarra.  
Quello che posso dire è che l'ascolto del disco rispecchia un po'
l'etica della copertina: una scatola di pelati che inaspettatamente
si apre e permette di scoprire la realtà ovvero il vero volto dei
componenti; così la musica di questo "Melos" permette di percepirne e
conoscerne i più profondi e preziosi segreti ascolto dopo ascolto,
riuscendo ad entusiasmare e stupire ancora…anche a distanzi di anni.  
Un disco che non deve mancare! Consigliato.
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