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CAMPO DI MARTE

 
 
 
   Campo di Marte (73)  
     
 

Negli anni '70, tanti furono i temi di discussione che sfociarono magari in motivo di protesta o che presi come puri ideali, suscitarono emozioni tali da formare veri e propri movimenti di gruppo. Alcuni di questi si sono persi lungo il cammino del tempo mentre altri sono rimasti vivi e sono arrivati fino ad oggi. Uno di questi, che maggiormente ha meritato attenzione, era (ed è) il tema della pace.
Non so se il nome del gruppo includa il mitologico dio della guerra proprio come manifesto di offesa e lotta, ma i testi e le atmosfere trasudano di questi ideali.
Strana la scelta dei titoli: è una numerazione in tempi (dal primo al settimo), quasi a richiamo classico.
E' lampante la voglia del gruppo di proporre un lavoro variegato ed originale: molte composizioni (come ad esempio "Primo tempo") si snodano su più temi, leggeri e pesanti, acustici ed elettrici, lenti e sfrenati; ci si scontra con atmosfere estremamente tirate (...quasi da campo di battaglia...) con chitarre distorte in primissimo piano accompagnate da lunghe cavalcate di basso e batteria intrise di ottime tastiere, e magari di lì a poco i flauti intrecciano con i corni un sottile mosaico di note quasi da "Quiete dopo la tempesta" (si vedano anche "Secondo tempo" e "Quinto tempo").
Bene in vista anche alcuni accenti al di fuori del progressive: "Quarto tempo" ha un'impronta nettamente classica mentre "Settimo tempo" quasi jazz, almeno in alcune parti. Anche alcuni interventi di chitarra non si possono, secondo me, catalogare propriamente rock e si nota già dal primo ascolto una marcata differenza tra la chitarra acustica, sempre lineare, precisa e pulita, e la chitarra elettrica, dirompente, potente e, in alcune parti, fin quasi maltrattata. Basta sentire l'inizio di "Terzo tempo" (la traccia migliore insieme a "Settimo tempo"): un indiavolato assolo iniziale, caotico e perfezionista allo stesso tempo, che introduce al bellissimo cantato con ottima parte di pianoforte. Da segnalare inoltre il grandioso assolo centrale che richiama l'energica grinta iniziale.

Ricordo quel prato coperto di fiori ...
...e vedo quel luogo, migliaia di croci ...

Un disco valido, che deve molto alla grande tecnica dei componenti!
Consigliato.

 

 Track list:

  1. Primo tempo
  2. Secondo tempo
  3. Terzo tempo
  4. Quarto tempo
  5. Quinto tempo
  6. Sesto tempo
  7. Settimo tempo

 

TOP 


   Concerto Zero (2003)  
     
 

Che il Progressive stia vivendo una seconda giovinezza è pressoché lampante.
Che questo ritorno in auge sia anche meritato, benché di parte, non posso che sottolinearlo nuovamente.
 
Fatto sta che a trent'anni dall'uscita dell'unico stupendo lavoro, i Campo di Marte tornano sul mercato discografico con una chicca imperdibile per i fans: Concerto Zero.
La proposta è divisa in due dischi: un live del 72 registrato al The Space Electonic di Firenze, e un live dell'estate del 2003 registrato a La Terrazza di Ronta.
 
Il live dello Space Electronic presenta il materiale che verrà riversato sul vinile nel disco che ben conosciamo, lavoro seminale per il progressive italiano.
La caratteristica saliente è che le canzoni sono presentate con struttura e titoli in forma originale. La qualità audio non è delle migliori ma considerando i mezzi presenti al tempo, il documento sonoro acquista un notevole valore collezionistico.
 
La vera sorpresa del "Concerto Zero" è però (almeno secondo me) il secondo disco, ovvero il live del 2003, che propone sia alcuni brani classici del gruppo, sia nuove composizioni.
Sorprende la freschezza e la perfezione delle esecuzioni, contando anche la nuova formazione, abilmente diretta dai due storici "babbi" del gruppo: Rosa e Sarti.
 
Per i classici sono da segnalare "Primo Tempo" con la divagazione centrale tratta da "Settimo Tempo" e la carica esecuzione di "Terzo Tempo".
Valide anche le nuove composizioni, varie e per palati fini, su cui spuntano "Back in time" e "Bluesy Rocky".
 
Un plauso ai nuovi componenti che, mai sopra le righe, compongono un buon tessuto sonoro. Se colpisce il bravo Alexander Matin Sass che riesce a cavarsela con eleganza anche nei momenti tecnicamente più ardui (come nelle note ben temperate del "Quarto Tempo"), sorprende Eva Rosa ai vari flauti, dimostrando di essere pienamente entrata nella mentalità dei Campo di Marte, regalando preziosissimi interventi. Doverosa la citazione anche del bassista Maurilio Rossi e dello storico Mauro Sarti.
Enrico Rosa è da sempre considerato un musicista completo: qui ne dà un'ulteriore conferma e basta ascoltare alcuni interventi nelle nuove "Back in time", "Italian Irish" e "Rock Barock" per restare estasiati o perfino scossi da alcuni passaggi di indescrivibile bellezza.
 
Concludendo, non posso che ringraziare Enrico Rosa, I Campo di Marte e chi ha reso possibile questo lavoro: il completamento perfetto sarebbe un tour (anche di poche date...) in modo da far conoscere magari ai più giovani cosa veramente è in realtà la musica, e che la carica e la classe che un musicista può esprimere su un palco non si nascondono dietro ad effetti, sovraincisioni o diavolerie elettroniche:

"è ora di aprire gli occhi a giorni nuovi"!!!

Consigliato.

 

 Track list:

    Disc 1 > Live 1972
  1. Prologo parte 2
  2. Alba
  3. Epilogo
  4. Prologo parte 1
    Disc 2 > Live 2003
  1. Primo Tempo / Settimo Tempo
  2. Back In Time
  3. Bluesy Rocky
  4. Italin Irish
  5. Secondo Tempo
  6. Terzo Tempo / Quarto Tempo
  7. Rock Barock
  8. Outro (Extra Track)

 

TOP 


   Formazione 72/73:  
     
 
  • Enrico Rosa: Chitarra/Mellotron/Voce ( http://www.enricorosa.com / ROSÆ )
  • Mauro Sarti: Batteria/Flauto/Voce
  • Alfredo Barducci: Corno/Flauto/Piano/Organo/Voce
  • Paul Richard: Basso/Voce
  • C. Felice Marcovecchio: Batteria/Percussioni/Voce

 
 
 
   Sito Ufficiale:  
  www.campodimarte-
italianprog70.com
 

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