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CAMEL

 
 

   Camel (73)  
     
 

Commento di Cristian
Opera prima degli inglesi Camel...e che disco!!!! Questo è l’album che prepara le basi di quel capolavoro che si chiamerà “mirage”. C’è né per tutti i gusti….si passa da atmosfere sognanti e soft di pezzi come “Mystic queen” e “never let go” a brani frizzanti vicini all’hard rock come “separation” e la stupenda strumentale “Arubaluba”.

Coinvolgenti tutte le parti di basso e gli assoli di chitarra elettrica, per non parlare del massiccio uso dell’hammond che , grazie anche ad un’ottima registrazione, contribuisce al successo che questo disco ha in tutto il mondo.

Sicuramente meno progressive di “Mirage”, ma comunque un lavoro già maturo e stilisticamente originale per l’anno in cui uscì. Un must.

 

 Track list:

  1. Slow Yourself Down
  2. Mystic Queen
  3. Six Ate
  4. Separation
  5. Never Let Go
  6. Curiosity
  7. Arubaluda

 

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   Mirage (74)  
     
 

Commento di Valerio De Felice
Nel 1974 i Camel producono Mirage. Un album frizzante con elementi più progressivi rispetto al precedente (Camel/Omonimo) ed almeno due grosse composizioni, come "Lady Fantasy", divenuta poi cavallo di battaglia della band, e "Nimrodel the procession the white rider".
La band sembra aver consolidato una maturità che forse mancava all'esordio, e si orienta in uno stile più definito, strutturato su composizioni più marcatamente prog; è probabilmente il disco che sparge il seme di un genere fantasy-prog che diventerà il marchio "Camel" e che frutterà molti consensi sia da parte del pubblico che dagli stessi addetti ai lavori.
 
Brani abbastanza semplici, ma ricchi di una grande originalità e di una grande carica evocativa, è questa la chiave di lettura dell'album. Supertwister ne è l'esempio: ascoltandola si materializzano scenari fantasiosi, dolci atmosfere che conducono in una dimensione di assoluta rilassatezza in cui trovano spazio beffardi folletti e maghi spietati, come in "Nimrodel", semi-suite suddivisa in tre parti ispirata alla saga de "Il Signore Degli Anelli" di Tolkien.
 
Il tema fantastico induce i musicisti a sonorità delicate, appunto, prive di soli ruggenti e fraseggi aggressivi. L'unica eccezione sotto questo punto di vista è "Lady Fantasy", dove Latimer entra con un riff vigoroso e si destreggia in soli di alta scuola.
 
Un disco di alto livello ma che mostra segni di incompletezza. Una mancanza che sarà colmata solo un anno dopo con il leggendario "The Snow Goose".

 

 Track list:

  1. Freefall
  2. Supertwister
  3. Nimrodel / the procession / the white rider
  4. Earthrise
  5. Lady fantasy: encounter / Smiles for you lady fantasy

 

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   The snow goose (75)  
     
 

Commento di Valerio e Michele De Felice
E’ l'album della svolta per i Camel. Tratto da un racconto di Paul Gallico con cui si avranno non pochi problemi in futuro, "The snow goose" narra le vicissitudini di un'oca delle nevi e la sua amicizia con un guardiano di un faro. La musica è nel pieno stile Camel, ricca di passaggi estremamente emotivi e suggestivi (Rhayader, Fritha alone, La princesse perdue), schietta e vivace (Frienship,The flight of snow goose), misteriosa ed angosciante (Preparation, Dunkirk).
 
Le parti vocali, da sempre poco presenti negli album dei Camel, qui svaniscono senza che tuttavia l'ascoltatore ne percepisca l'assenza, catturato dalle suadenti note della chitarra di Latimer e del piano di Bardens.
Ovvio che si sta parlando di un capolavoro del progressive, un album che va proiettato tra gli indimenticabili del genere ("Selling England by the pound", "Close to the edge", "In the court of the crimson king").
 
L'intera opera mantiene in tutta la durata un'incredibile poesia. La musica è l'io narrante della storia, storia che dietro la suddetta amicizia fra l'oca ed il guardiano, cela i fatti tragici della ritirata a Dunkerque delle truppe Anglo-Francesi durante la seconda guerra mondiale.
 
L'opener "The great marsh", con tanto di versi di gabbiani, il flauto stupendo di Andy in "Rhayader", il piano struggente di Peter Bardens in "Fritha alone", sono l'essenza di un lavoro particolare ed originalissimo di una band che ha saputo creare e mantenere negli anni uno stile semplice ed unico.

 

 Track list:

  1. The great marsh
  2. Rhayader
  3. Rhayader goes to town
  4. Sanctuary
  5. Fritha
  6. The snow goose
  7. Friendship
  8. Migration
  9. Rhayader alone
  10. Flight of the snow goose
  11. Preparation
  12. Dunkirk
  13. Epitaph
  14. Fritha alone
  15. La princesse perdue
  16. The great marsh

 

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   Rain Dances (77)  
     
 

Commento di Valerio De Felice
I puristi del genere hanno sancito la fine dell'era progressiva nel 1976, ma l'anno 1977, per i Camel, è ancora sotto il segno della progressione.
La critica musicale non si è mai mostrata particolarmente benevola nei confronti della band inglese, anzi spesso si è accanita a ridimensionarne la sua tangibile importanza nel contesto musicale inglese. Quando tutti abbandonano però, é il Cammello a portare avanti la carovana, e lo fa con le doti che l'hanno sempre contraddistinto: coerenza e semplicità.
I Camel riescono quindi a riassestare, in un momento difficile, una nuova formazione capace di offrire nuovi spunti sonori, anche rinunciando alla magia che caratterizzava i primi lavori. E' una rinascita compositiva che viaggia su un terreno mai esplorato prima, frutto soprattutto dell'innesto nella band di Brian Eno, geniale sperimentatore e dell'ex Caravan Richard Sinclair , a cui spetta anche l'onere di cantare.
E' un album sicuramente ottimo con interessantissime composizioni, spesso melodiche e romantiche, costruite su un tessuto jazz e fusion dove spazia, libera, la fantasia compositiva di Eno e Latimer, mai in divergenza. Qualcuno ha definito le opere dei Camel come "eterne incompiute", ma la vera incompletezza sta solo nel non aver concentrato tutte le forze in pochi lavori lungo un breve periodo. La discografia dei Camel, anche senza grandi ruggiti, ha quasi mai deluso, regalando capolavori e piccoli gioielli a piccole dosi, in trent' anni di carriera.
Tornando all'album, brani come "Metrognome", "Skylines", "First Light", "Elke", hanno, per i fans, un sapore del tutto nuovo con momenti di vera psichedelia. Devo ammettere che non mi convince del tutto la presenza nella band di Richard Sinclair. Sarà anche un grande bassista ma il suo passaggio nei Camel, con "Rain Dances" e il successivo "Breathless" non mi sembra abbia lasciato un segno nella band e nei fans.

 

 Track list:

  1. First Light
  2. Metrognome
  3. Tell Me
  4. Highways of the Sun
  5. Unevensong
  6. One of These Early Days I'll Get an Early Night
  7. Elke
  8. Skylines
  9. Rain Dances
  10. Highways of the Sun

 

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   A Live Record (78)  
     
 

Commento di Michele De Felice
I successi clamorosi ed inattesi della band di Latimer conducono alla prima pubblicazione live della carriera: A live record. Il doppio album dal vivo contiene materiale registato fra il 1974 e il 1977 all' Hammersmith Odeon di Londra e al mitico Marquee, mentre l' intero "The snow goose" è suonato alla Royal Albert All accompagnato dalla Royal Philarmonic Orchestra diretta da David Bedford, collaboratore di Mike Oldfield. Il risultato è un prodotto assolutamente convincente, maturo e ben suonato. Andy Latimer non possiede la presenza scenica di un vero leader da palco, e forse questo è stato uno dei fattori limitanti per la band, ma ha un grande potenziale creativo che si traduce in musica.
L'arpeggio commovente di "Never let go", le melodie eteree di "Song within a song", le atmosfere rarefatte di "Lunar sea" e "Skylines" intrappolano l'ascoltatore in un labirinto di emozioni, e non ci sono vie di fuga. Latimer non sente la necessità di potenziare il sound dal vivo; accarezza la chitarra con dolcezza, incurante dell'agitazione di una serata live, suona senza frenesia ed il suo contatto con il pubblico è decisamente mentale. Più movimentata è invece "Lady fantasy", pezzo forte del repertorio della band. La partenza è ruggente e spavalda ma il cantato è supportato da una sezione ritmica soffusa abbastanza fusion.
L'esperimento orchestrale dell' opera "The snow goose" è ancora oggi un dei più riusciti fra i tanti tentativi di contaminare il rock con il classico. E lo si vede dall' apprezzamento del pubblico che non fatica a risolvere il tutto in una magnifica simbiosi. L'alternarsi di fiati, violini, fagotto e violoncello, il contrapporsi di chitarra e piano, il susseguirsi di melodie ed atmosfere lugubri, disegnano uno scenario in cui trovano dimora i personaggi della storia.
Magistrale è l'arrangiamento orchestrale nel finale dell'opera dalla traccia "Dunkirk" alla "Princesse perdue", davvero momenti di grande musica. Non si può rimanere indifferenti all'ascolto di questo disco, è un continuo impeto di emozioni. Da possedere.

 

 Track list:

  1. Never Let Go
  2. Song Within a Song
  3. Lunar Sea
  4. Skylines
  5. Ligging at Louis'
  6. Lady Fantasy
  7. The Great Marsh
  8. Rhayader
  9. Rhayader Goes to Town
  10. Sanctuary
  11. Fritha
  12. The Snow Goose
  13. Friendship
  14. Migration
  15. Rhayader Alone
  16. Flight of the Snow Goose
  17. Preparation
  18. Dunkirk
  19. Epitaph
  20. Fritha Alone
  21. La Princesse Perdue
  22. The Great Marsh

 

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   I can see your house from here (79)  
     
 

Commento di Valerio De Felice
Siamo nel 1979. E i Camel attraversano un periodo oscuro. Scarsa creatività, incomprensioni all'interno della band, pochi stimoli: questi i mali della band. Del resto la personalità poliedrica di Peter Bardens ha prematuramente abbandonato il gruppo e ciò ha comportato, inevitabilmente, una certa povertà compositiva. Il lavoro si orienta su melodie più vicine al pop-glam, che spadroneggia agli inizi degli anni '80, tuttavia non sprofonda mai in opere ridicole ed insulse di una banale forma canzone tipica di quegli anni. Encomiabile, sotto questo punto di vista, lo sforzo degli Inglesi nel mantenere una linea di composizione colta ed impegnata, nonostante ci siano brani sicuramente meno articolati rispetto ai precedenti dischi. Il primo brano "Wait", è un buon inizio: veloce, dirompente e un buon solo del tastierista Watkins. I due pezzi successivi sono più soft, piacevoli, ma è difficile collocarli in un contesto progressivo."Hymn to her", invece, è davvero interessante. Bel ingresso con il riff di Latimer, coadiuvato dall'ottimo basso di Colin, bravo tra l'altro anche nelle vesti di singer. Ci sono diverse variazioni melodiche e ritmi sincopatici, con venature sparse di stampo jazz. Un brano che i Camel suonano meravigliosamente dal vivo. Nota dolente del disco è "Remote romance". Vi si raggiungono, a mio avviso, livelli veramente bassi con suoni elettronici orribili, indecorosi, ed idee molto confuse. Non riesco proprio ad ascoltarla! All'estremo opposto, invece, troviamo "Ice". E' incredibile pensare come sia stato possibile partorire un brano del genere in album come questo. Sembra un fiore nel deserto, un'ineguagliabile ballad densa di pathos e di totale abbandono, in cui Latimer sfoggia tutta la sua inesauribile creatività nel catturare note divenute, ormai, indimenticabili per gli appassionati dei Camel.

 

 Track list:

  1. Wait
  2. Your Love Is Stranger Than Mine
  3. Eye of the Storm
  4. Who We Are
  5. Survival
  6. Hymn to Her
  7. Neon Magic
  8. Remote Romance
  9. Ice

 

 

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   On the road 1982 (82)  
     
 

Disco live del tour del 1982 presenta canzoni dei dischi : "The single factor", "I can see your house from here", "Nude", "Rain Dances"e "Camel".
Le sonorità sono quelle tipiche degli anni '80. C'è anche la famosa "Highways of the sun".
E' presente sul mercato anche un live precedente che raccoglie i dischi degli anni 70.

 

 Track list:

  1. Sasquatch
  2. Highways of the sun
  3. Hymn to her
  4. Neon magic
  5. You are the one
  6. Drafted
  7. Lies
  8. Captured
  9. A heart's desire/end peace
  10. Heroes
  11. Who we are
  12. Manic
  13. Wait
  14. Never let go

 

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   Formazione più rappresentativa:  
     
 
  • Andy Ward: Batteria
  • Doug Ferguson: Basso
  • Peter Bardens: Organo/Mini Moog/Piano/A.r.p.
  • Andy Latimer: Chitarra/Flauto/Voce

 
 
 
   Sito Ufficiale:  
  camelproductions  

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