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Sconfino con un disco di new-progressive in quanto molti
mi chiedono perchè sono così fissato coi settanta: eccovi il
contentino ma fatevelo bastare perchè non ne ho altri di recenti!
Lascio il compito di occuparsi del new-progressive a qualcun altro!  
Parliamo di questo lavoro che è la seconda uscita discografica di questo
gruppo dopo l'esordiente "La Terra Dei Grandi Occhi" del 1992. Direi
che nonostante il tempo passato, i problemi sono sostanzialmente
gli stessi: riuscire a trovarte un cantante che si amalgami perfettamente con
l'approccio musicale del gruppo. Berruti non se la prenda a male: è perfettamente intonato
e possiede anche una buona modulazione ma entra in quella categoria di cantanti
che non mi entusiasmano. Il sound del gruppo è pregno di tastiere
di tradizione prog: Hammond, mellotron, clavicembali e moog accompagnati da potentissimi
riff di chitarra anche se, a volte, il risultato finale suona un po' ripetitivo
contando che la canzone più corta (a parte la parentesi acustica "Senza Pretese")
è di sei minuti e trenta secondi (in verità con
l'unione delle due finali "L'attesa" e "Il ritorno", effettivamente divise ma virtualmente unite).
Non si può negare anche una certa influenza nella stesura
di gruppi provenienti dai settanta
e per essere un disco dei novanta non è zeppo dei soliti
virtuosismi ricorrenti del nostro tempo.
E' prodotto da Beppe Crovella ex Arti e Mestieri.  
Tutto sommato il disco è valido ed è consigliato agli amanti del new-progressive con
quel leggero taglio Metal.
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