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Commento di Nicola Wiri
Notavo ultimamente che ogni gruppo nel corso della propria carriera artistica ha
scelto, secondo le proprie preferenze e capacità, di dedicare le proprie composizioni
o ad un sound prevalentemente acustico e rilassato (il primo Pierrot Lunaire, R.A.M.,
Genesis ecc...) oppure più ritmico veloce o elettrico (la maggior parte dei gruppi);
tra i pochi che in un unico disco hanno alternato i due gusti offrendo ad entrambi
un alto livello qualitativo sono stati i Campo di Marte che, però, li hanno divisi
in tracce differenti rendendoli "autonomi". Il gruppo che riesce, invece, ad
alternarli ed inglobarli in uno stesso brano rilasciando pari classe e qualità
eccellenti ad entrambi gli stili proposti, sono gli svedesi Änglagård.  
Epilog è il secondo prodotto ufficiale di questo interessante sestetto che dedica
strumentalmente le proprie composizioni ad alcune poesie trattanti la natura
(avvenimenti o ambienti naturali, spesso metaforici); per cui, così come nella
copertina viene risaltata la personificazione di un paesaggio naturale, la
musica tenta a suo modo di tradurlo. Per riuscire a dare un'idea di come
è strutturata la loro musica, voglio riportare una traduzione del secondo brano:
Il sole si posa lentamente, come quando cade una foglia
dei mille giorni d’autunno,
contrastandosi con l’orizzonte infuocato,
ma i colori presto lo abbandonano ad
un’ombra grigia;
nel battere del temporale e imputridendo le foglie
accende la sua foresta per iniziare
ancora una volta.
Ottimo il flauto, spesso accompagnato dal pianoforte o dalle chitarre acustiche,
che ricorda le ambientazioni fiabesche che regalava Peter Gabriel al suo gruppo
(le parti che preferisco sono in "Skogsranden"); preziose anche le due chitarre
sempre pronte a ritoccare con logica ogni tipo di ambientazione e alternando con
coerenza il suono acustico con quello elettrico a seconda delle necessità
("Sista Somrar"); una nota anche per la precisissima batteria incline ad ogni
cambio di tempo; e, in conclusione, il tipico suono delle tastiere vintage usate,
ci aiuta a non dimenticare il prog ormai vecchio dei settanta, al quale gli
Änglagård si accostano e tengono sempre presente.   "Naturalmente" consigliato!
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