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L'angolo
di Manlio
Le recensioni dell'amico Manlio da oggi arricchiranno questo
sito dedicato a Rick Wakeman.
Altre recensioni di Manlio le potete trovare sul sito
Manlio Progressive Reviews.
Rick Wakeman: straordinario musicista e compositore, si
può definire,
senza problemi, uno degli artisti con carriera maggiormente
prolifica
e stilisticamente varia.
Bella la domanda nella Home Page di questo sito italiano: chi
è
Rick Wakeman? Molti, secondo me, conoscono questo artista per
la sua partecipazione
negli Yes, anzi permettetemi, nella divina produzione del
gruppo dove
spiccano album come "Fragile" e "Close To The
Edge",
anche se la vasta carriera personale non è da meno.
Indubbiamente
lo stile personale, pomposo e a volte anche esagerato, sia
nella complessità
sonora che esecutiva, ne ha fatto uno dei personaggi più
idolatrati
ed insieme discussi della scena musicale dei primi anni 70, il
tutto accentuato
dai lunghissimi capelli biondi e dal singolare abbigliamento
appariscente
durante i concerti. Dopo un inizio nel gruppo The Strawbs, un
primo disco
di solo pianoforte (Piano Vibration) e l'entrata negli Yes,
incide nel
1973 il suo lavoro più famoso: una singolare
interpretazione delle
caratteristiche musicali delle sei mogli di Enrico VIII con la
straordinaria
partecipazione di musicisti quali Chris Squire, Steve Howe,
Alan White
e Bill Bruford. Purtroppo all'uscita il disco viene quasi
snobbato dalla
critica. "The Six Wives of Henry VIII" mette comunque
subito
in luce le grandiose doti di Rick sia come musicista che come
compositore
e arrangiatore. Un disco predominato dal suono di pianoforte,
strumento
sempre caro a questo artista, ma farcito anche da Hammond,
clavicembali,
moog e mellotron, tra gli altri, sempre magistralmente suonati
con la
impeccabile tecnica tipica. Difficile dire cosa spicca:
"Catherine
of Aragon": un bellissimo e grintosissimo inizio di
pianoforte che
accompagna e sostiene anche un coro a tre quarti della canzone.
"Anne
of Cleves": un tiratissimo incrocio di pianoforte organo e
moog accompagnato
in maniera impeccabile da batteria e basso. "Chaterine
Howard":
una lenta ballata per pianoforte con intramezzo di moog.
"Jane Seymour":
tiratissima sfilata di organo con alterni registri
"Flauto"
e "Principale" e imprevedibili inserimenti di
batteria e moog.
Apro una parentesi riportando un fatto accaduto durante
l'incisione di
questa canzone. L'organo che si sente è quello presente
in una
chiesa di un quartiere di Londra che colpì Wakeman per
maestosità
e potenza sia dal punto di vista sonoro che propriamente
visivo. Il nostro
"eroe" chiese quindi al prete della parrocchia il
permesso di
utilizzare suddetto organo nelle incisioni, visto che a quei
tempi non
esistevano ancora tastiere e sintetizzatori. Grande sorpresa
per Rick
quando il prete disse di non voler nessun premio in denaro per
lo strano
noleggio. Il primo giorno di incisione, al momento di
insonorizzare la
chiesa, il prete si portò vicino a Rick, salutando prima
e facendo
notare la bellezza dell'edificio poi. C'era qualcosa che
mancava anche
a questa però: i lavori di restauro. E così Rick
contraccambiò
il favore del pastore con un suo contributo per i lavori. La
cosa comica
fu il commento del produttore del disco che venuto a conoscenza
della
gratuita concessione del prezioso strumento propose a Rick
l'idea di registrare
là tutto il disco. Chissà quanto sarebbe venuto a
spendere
invece!!
Tornando alle sei mogli: "Anne Boleyn" è
sicuramente
il brano con gli spunti più tecnici del disco: un
continuo incrocio
di pianoforte, Hammond e moog. Chiude il disco "Catherine
Parr":
un grandissimo inizio seguito da un Hammond in pieno stile
Wakeman, che
porta la mente all'intervento di detto strumento in
"Roundabout".
Stacchi con Mellotron Choir, moog , campane e finale ripresa
del tema
di post inizio.
Inutile dire che l'avere questo disco è un obbligo!
Passa un anno e Rick presenta al pubblico il suo disco forse
più
pretenzioso ed originale: "Jorney to the centre of the
earth"
un singolare ma grandioso concept narrante la novella di Giulio
Verne.
Il disco percorre la strada gruppo + orchestra con innesti di
corale,
narrazione e stralci strumentali. Il disco è registrato
in un solo
giorno e vede la presenza della London Symphony Orchestra e
della English
Chamber Choir. In ogni epoca e in ogni genere musicale esistono
quelle
che io chiamo brutalmente mode. In quegli anni, secondo me, la
moda era
nascosta sotto le spoglie di un marcato influsso della musica
classica
diviso progressivamente in due categorie: il rivedere e
rivisitare partiture
puramente classiche e l'accostare ai normali membri del gruppo
corali
ed orchestre.
Moltissimi gruppi hanno seguito la prima corrente: gli Yes, ad
esempio,
propongono in "Fragile" una parte di Brahms
riadattata dallo
stesso Wakeman ("Cans and Brams") mentre il trio
Emerson, Lake
& Palmer parti di Mussorgsky nel disco "Pictures at an
Exhibition"
(71), e sono solo due tra tanti possibili esempi. Della seconda
corrente
vale la pena citare i The Moody Blues con "Days of the
future passed"
(67), il primo esperimento rock sinfonico che unisce gruppo ed
orchestra;
i Deep Purple con musiche di Jon Lord in "Concerto for
group and
Orchestra" (70), anche se onestamente non lo ritengo un
gran disco,
e gli Uriah Heep di "Salisbury" (71), sicuramente il
risultato
più felice.
"Jorney to the centre of the earth" cade certamente
in questa
seconda sezione ma rispetto ai precedentemente detti ne esce
sicuramente
come vincitore per un fattore secondo me rivoluzionario:
l'utilizzo del
moog intrecciato agli strumenti orchestrali: il felling che
questi crea,
ad esempio, con timpani e cori è un qualcosa di
indescrivibile:
sembra che questo strumento sia parte integrante e fondamentale
della
formazione dell'orchestra come può essere un violino o
un oboe.
In aggiunta a tutto questo ci sono dei bellissimi passaggi che
ricordano
e ribadiscono la grande bravura di Rick come compositore, anche
per parti
più complesse. Io, onestamente, preferisco il primo lato
ed in
particoare "Recollection".
Unica nota dolente è la presenza di un narratore che a
volte rende
l'atmosfera un po' pesante almeno per chi ,come me, non
possiede una padronanza
della lingua inglese tale da seguire senza problemi una
narrazione . Il
seguente "Myths and Legend of King Arthur and the Knigths
of the
round table" (75) ripercorre la strada gruppo + orchestra.
Felicemente,
almeno per me, non sono presenti parti narrate al di fuori di
un piccolo
prologo iniziale e le varie parti orchestrali sono maggiormente
amalgamate
con quelle eseguite dal gruppo. Il filo conduttore viene
presentato da
interventi corali e un tema di pianoforte arricchito in maniera
crescente
rispetto alla dislocazione temporale. Queste ed altre cose, che
cercherò
di spiegare nelle righe seguenti, fanno sì che questo
disco si
posizioni nella mia classifica personale appena sotto a
"The six
wives".
"Arthur" è caratterizzata da una bellissima
melodia accentuata
da un'orchestrazione efficiente e decisa e mai sovrastante, e
da una pungente
chitarra acustica con varie puntate di moog.
"Guinevere" è una delle mie canzoni preferite
del disco:
un pianoforte intrecciato al moog a dimostrazione che si
può trasportare
l'ascoltatore anche senza 'diavolerie orchestrali'.
"Sir Lancelot and the Black Knight" è, secondo
me, il
pezzo forte: un incredibile inizio orchestrale che introduce
alla grandiosa
lotta seguente tra voce e orchestra/coro. All'interno uno
stupefacente
solo intrecciato di moog. Seguono "Merlin the
Magitian", un
altro classico di Rick, e "Sir Galahad", forse il
pezzo più
strano con un susseguirsi di alterni di Hammond e pianoforte
con xilofoni/triangoli
e una chitarra con un singolare effetto simil vibrato. Chiude
il disco
"The last battle": un'ultima battaglia VINTA in
partenza con
un melodioso giro armonico sottolineato mirabilmente all'inizio
con una
campana. In leggero crescendo si inseriscono tutti gli
strumenti, orchestra
e corale compresi, fino al lungo assolo di moog sottolineato da
un singolare
gioco di voci. Da segnalare poi delle mirabili scale di
pianoforte nel
seguito e una parte leggermente narrata ma lontana
stilisticamente a quelle
del viaggio al centro della terra. Un piccolo intramezzo di
soli pianoforte
e voce e poi chiusura esplosiva con tutti gli strumenti in
primo piano.
Estremamente consigliato a chi vuol vedere Rick all'opera
è "The
Legend - Live in concert 2000": un prezioso DVD tratto dal
tour del
2000 tenuto nella sola Inghilterra.
Che tristezza e che impressione il vedere quel ragazzo coi
capelli biondi
e lunghi entrare da dietro il palco con in viso i segni del
tempo...
L'istante che però questi siede al pianoforte vengono
smarriti
i pensieri visto che l'attenzione viene letteralmente catturata
dalle
bellissime melodie che escono dalle sempre sacre mani di questo
artista.
Impressionante il livello delle esecuzioni: Rick esegue
passaggi (ad esempio
Jane Seymour) ad occhi chiusi e con una eleganza disarmante.
Grandissime
"Catherine Howard/Catherine of Aragon", "Season
of change",
" Jane Seymour" e "Lancelot and the black
Night".
Assolutamente da ascoltare "Eleanor Rigby": una
rivisitazione
in puro stile wakemanniano della bella pagina dei Beatles.
Deve essere anche un personaggio simpatico visto che tra una
canzone e
l'altra diverte il pubblico con qualche battuta.
Nella confezione DVD e' inoltre presente anche un CD gratuito
che contiene
tutte le traccie del concerto con l'aggiunta di "Merlin
the magician".
Inutile aggiungere commenti: uno dei più grandi
musicisti viventi!
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